quartiere croci

Poca acqua nelle case Parte la campagna “Non paghiamo più”

VASTO. È successo ancora. In piena stagione turistica la “Paranza”, gastronomia da asporto e tavola calda, ha dovuto chiudere il locale per mancanza di acqua fino all’arrivo dei rifornimenti. Ancora...

VASTO. È successo ancora. In piena stagione turistica la “Paranza”, gastronomia da asporto e tavola calda, ha dovuto chiudere il locale per mancanza di acqua fino all’arrivo dei rifornimenti. Ancora una volta il quartiere Croci, a ridosso della stadio Aragona, ha trascorso un fine settimana a secco. A questo punto le famiglie si coalizzano e lanciano la campagna “No acqua, no euro”. «Noi paghiamo alla Sasi il costo di un servizio che in realtà non riceviamo. Abbiamo contattato un legale dell’Associazione nazionale consumatori che domani (oggi per chi legge, ndc) valuterà attentamente la situazione per verificare se è possibile chiedere anche la restituzione dei soldi che abbiamo già versato», fanno sapere i cittadini.

Il quartiere Croci è abituato al razionamento idrico. Lo stesso tutti i residenti del comprensorio C1: centinaia di famiglie dei nuovi condomini a sud della città. Dall’inizio dell’anno spesso l’acqua manca per giorni interi. Con l’arrivo del caldo la situazione precipita. “La Paranza”, ma anche altre attività commerciali, hanno dovuto sospendere la vendita al pubblico con gravi danni economici. «Come si fa a cucinare senz’acqua ?», chiede il titolare. L’uomo mostra sconsolato le tre cisterne da 2mila litri l’una che non riescono a riempirsi.

Il negoziante per evitare di restare chiuso anche la domenica ha acquistato l’acqua da un rifornitore privato. «Ma perché se io pago la Sasi devo comprare l’acqua da altri?», domanda il ristoratore. Nel quartiere abitano anche tanti anziani e persone malate. «Tutti hanno diritto a ricevere acqua almeno in alcune ore della giornata. Il legale che abbiamo consultato ci ha confermato che se dimostriamo che il servizio manca possiamo contestare il pagamento oltre a chiedere il risarcimento dei danni», fanno sapere i residenti di via Tobruk.

Molti di loro hanno cominciato a fotografe autobotti e cisterne con i cellulari in diverse ore della giornata per dimostrare la fondatezza della protesta. «Come mai con una diga piena di acqua, quella di Chiauci, la città deve soffrire la sete?», chiedono i cittadini. «Perché il sindaco Luciano Lapenna non difende i cittadini come hanno fatto i sindaci di Cupello e Pollutri?», protestano esasperate le famiglie. (p.c.)

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