Provincia, scontro con Chiodi sulla scuola

Di Giuseppantonio: «Ridicolo il contributo di 14mila euro, incontrerò il goveratore»

CHIETI. La giunta provinciale di Chieti ha chiesto al presidente della Regione Abruzzo, nonché Commissario delegato per la ricostruzione, Gianni Chiodi, la modifica del Decreto nr. 61 del 7 maggio 2011 che per gli interventi di edilizia scolastica ha destinato alla Provincia di Chieti soli 14mila euro, a fronte dei 25 richiesti. La giunta ha chiesto inoltre a Chiodi un incontro urgente.

«E' francamente ridicolo vedersi assegnare 14 mila euro per dover fronteggiare decine di interventi su un patrimonio di edilizia scolastica che probabilmente è il più consistente che c'è in Abruzzo», dice il presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio. «E siccome è impensabile poter realizzare anche il benché minimo lavoro con una simile somma a disposizione, chiedo a Chiodi di sospendere l'efficacia del decreto e di procedere a una ripartizione delle risorse compatibile con le urgenze che ci troviamo a fronteggiare. Prima di assegnare i fondi, sarebbe stata forse più utile e opportuna una concertazione con l'Unione delle Province Abruzzesi (Upa) e con l'Associazione dei Comuni (Anci): così si sarebbe potuto tenere conto, se non altro, delle situazioni di maggiore urgenza e su di esse intervenire in via prioritaria».

«Credo sia stato un errore, e non una volontà, determinare l'esigua somma», dice l'assessore all'edilizia scolastica Donatello Di Prinzio, «in quanto il decreto 61 fa esplicito riferimento al Decreto nr. 2 del 15 luglio 2009 in cui si chiedevano a tutti gli enti proprietari di immobili a uso scolastico i dati necessari per l'istruttoria tecnica per l'adeguamento degli edifici. Questa Provincia, in ottemperanza a quel decreto, in data 31 luglio 2009 ha inoltrato le schede relative agli immobili per un importo complessivo superiore a 25 milioni di euro. Pertanto chiediamo di rivedere questo provvedimento affinché questa Provincia possa degnamente operare per la messa in sicurezza degli edifici scolastici». Insomma, una polemica che non accenna a placarsi.

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