Restano aperte 676 imprese Al lavoro con le mascherine 

Viaggio nelle fabbriche strategiche: operai a distanza e rilevazione della febbre

CHIETI. Sono 676 le imprese della provincia di Chieti rimaste aperte nonostante il blocco deciso dal governo per l’emergenza coronavirus. La stragrande maggioranza, ovvero 670, sono aziende che hanno dichiarato alla prefettura di fare parte della produzione collegata ad attività essenziali della filiera alimentare, dei trasporti e del settore sanitario o biomedicale. Vale la formula del “silenzio-assenso”: l’invio della comunicazione consente di continuare a lavorare. Ma il prefetto Giacomo Barbato, come previsto nel decreto Cura Italia, può sospendere le attività qualora ritenga che non sussistano le condizioni richieste. Ecco perché sono tuttora in corso controlli su 295 delle 670 comunicazioni ricevute.
Non si fermano neppure tre attività con «impianti a ciclo produttivo continuo»: l’interruzione provocherebbe «un grave pregiudizio agli impianti stessi o un pericolo di incidenti».
Ad oggi sono tre, invece, le imprese che restano aperte perché considerate «strategiche» per la difesa e per il comparto dell’aerospazio (altre tre domande sono in fase istruttoria). Fabbriche che quindi devono continuare la produzione, anche in tempi di Covid 19, per assicurare le scorte alle forze armate e di sicurezza.
Una cosa è certa: in tutte le realtà – tra mascherine, termometri laser con cui viene misurata la febbre ai dipendenti e nuove procedure di sicurezza – è cambiato il modo di lavorare.
Tra le imprese che non si fermano, c’è l’azienda di innovazione tecnologia Tekne con sede operativa ad Ortona. «In questi giorni il lavoro ha per noi un duplice risvolto», racconta il direttore Antonella D’Arrezzo. «Da un lato, c’è la complessità di far funzionare la macchina industriale con l’immissione di nuove regole di sicurezza, che peraltro rispettiamo alla lettera, le ferie anticipate di una parte del personale, fino all’introduzione dello smart working che per un’azienda come la nostra ha delle difficoltà oggettive. Da noi lavorano saldatori, meccanici, carpentieri: è evidente che non possono farlo da casa. Eppure con uno sforzo generale, grazie alla partecipazione di dipendenti e sindacati, che hanno mostrato solidarietà con l’azienda, stiamo cercando di far funzionare la macchina quasi interamente».
Dall’altro lato, c’è la responsabilità. «L’essere individuati come azienda strategica del Paese è un motivo di orgoglio», prosegue D’Arrezzo. «La prefettura con una rapidità straordinaria, nonostante il periodo difficilissimo, mostrando ancora una volta grande efficienza, ha firmato il decreto che ci autorizzava all’apertura. I dipendenti ogni mattina lasciano le loro case e affrontano rischi e posti di blocco per venire a lavorare. Siamo un’azienda che progetta, produce e customizza i mezzi e i sistemi elettronici per le nostre forze armate, la polizia, i carabinieri, la polizia penitenziaria, la Croce rossa, la protezione civile. Il modo migliore per ringraziarli è quello di offrire degli strumenti efficienti che garantiscano di operare agevolmente e in sicurezza. Sono veicoli frutto di un lavoro di ricerca continuo e di impegno quotidiano».
Va avanti anche la Comec: l’azienda di Chieti Scalo produce i componenti dei lanciatori che portano i satelliti nello spazio. «Per due settimane», spiega l’imprenditore Giulio Trevisan, patron della squadra di calcio cittadina, «siamo stati chiusi considerando anche le problematiche del momento. Poi, però, abbiamo deciso di riaprire quando il nostro committente ha avuto bisogno di noi. Si è trattato più che altro di un dovere morale, perché l’Italia è un Paese leader nel settore dello spazio. Adesso, tra il personale a lavoro in azienda e quello collegato in smart working, siamo quasi al 100%».
Nella sede di viale Abruzzo si seguono misure di sicurezza ferree. «Restare aperti», aggiunge Trevisan, «è anche una grande responsabilità. Ai nostri dipendenti viene misurata la febbre con un termometro scanner tre volte al giorno: al momento dell’arrivo in azienda, alla pausa pranzo e la sera prima di tornare a casa. Gli ambienti vengono sanificati quotidianamente. Durante il lavoro, i contatti sono ridotti al minimo per rispettare la distanza interpersonale, i dipendenti indossano guanti e mascherine. Per comunicare tra loro, utilizzano il telefono di cui è provvista ogni postazione. Una procedura specifica è seguita anche per i fornitori: le consegne si effettuano senza avere contatti diretti con il nostro personale e tutti i pacchi vengono sanificati prima di entrare in azienda».
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