I parenti delle vittime di Rigopiano in tribunale (foto di Giampiero Lattanzio)

PROCESSO A PESCARA

Rigopiano, i politici si difendono: il giudice rinvia la decisione

Rinviata a nuova data la sentenza sulle opposizione alle richieste di archiviazione avanzate dalla Procura. Presente il Comitato vittime. E domani si torna in aula per l'inchiesta sul depistaggio

PESCARA. Una serie di corpose memorie difensive scritte costringe il giudice delle indagini preliminari (Gip) a rinviare la decisione sulle richieste di archiviazione nel processo sulla tragedia di Rigopiano, il resort abbattuto dalla valanga il 18 gennaio 2017 provocando 29 vittime. Il giudice si è riservato la decisione sulle opposizioni alle richieste di archiviazione avanzate dalla Procura.

La parola è stata data al collegio difensivo che rappresenta in buona parte, i rappresentanti delle tre giunte regionali. I vertici politici che si alternarono alla guida della Regione: dalla giunta di Ottaviano Del Turco a quella di Gianni Chiodi fino all’ultima di Luciano D’Alfonso, posizioni che i magistrati Serpi e Papalia decisero di escludere dal procedimento-madre.

Nell’udienza precedente aveva parlato la pubblica accusa che aveva confermato le sue richieste, chiedendo il rigetto di tutte le eccezioni che erano state presentate dai legali che presentarono opposizione e cioè il Comune di Farindola, la famiglia Parete, la famiglia Bonifazi, la sorella di Del Rosso, il responsabile dell’hotel anche lui morto in quel disastro, i familiari del cameriere Gabriele D’Angelo, altra vittima, e Alessio Feniello, padre di una delle 29 vittime. In tribunale si sono dati di nuovo appuntamento i familiari delle vittime, riuniti in Comitato.

Domani, giovedì 17 ottobre, è revista l'altra udienza a carico dei vertici della Prefettura, la prima con la costituzione di diverse parti civili contro i sette imputati che sono, oltre all’ex prefetto, i due ex vice Salvatore Angieri e Sergio Mazzia, la dirigente Ida De Cesaris, i funzionari Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva, tutti dipendenti della Prefettura e accusati di aver nascosto elementi importanti sull’inchiesta che la Procura stava conducendo sul disastro dell’hotel.