«Riscatto milionario per il Buccaneer» Micoperi: strumentalizzazione politica

La società armatrice replica alle indiscrezioni sull’inchiesta romana pubblicate da Repubblica.

ORTONA. Il pagamento di un riscatto milionario ai pirati somali per liberare gli ostaggi del Buccaneer. I retroscena dell’inchiesta romana sul caso del rimorchiatore Micoperi sequestrato al largo del golfo di Aden, nell’aprile scorso, riaccende polemiche e sospetti sul modo in cui è stata gestita la trattativa. Rilievi che tuttavia provocano l’immediata reazione della Micoperi, società armatrice del Buccaneer. «La sensazione è che si tratti solo di una strumentalizzazione politica». Così Silvio Bartolotti, general manager del gruppo ravennate. Bartolotti respinge l’ipotesi che possa essere stato pagato un riscatto. Secondo quanto invece riportato ieri dal quotidiano La Repubblica sulla base di «cinque mesi di indagini della procura di Roma», l’intelligence militare italiana «pagò ai predoni somali quattro milioni di dollari in contanti».

In pratica, «un milione in più dei tre pattuiti nella trattativa privata condotta parallelamente dalla Micoperi». Secondo il quotidiano, si sarebbe trattato del «più alto riscatto mai pagato per un naviglio in quattro anni di abbordaggi» nell’area somala, nonostante il ministro degli Esteri Franco Frattini avesse declinato ogni ipotesi legata a riscatti. A confermare gli eventi viene citata anche un’intercettazione telefonica nella quale uno dei dirigenti della Micoperi conversa con il mediatore somalo che sarebbe stato inviato dalla società ravennate in zona subito dopo il sequestro. «Se così fosse stato» commenta Bartolotti «perché nessun magistrato ha mai chiesto di sentirmi? E poi non è mai esistito nessun dirigente autorizzato a parlare al mio posto.

Smentisco categoricamente di avere mai tirato fuori un euro e mi dispiace che ora si cerchino strumentalizzazioni coinvolgendo governo, marina militare e Micoperi. Tutto questo mi rattrista». E poi «non ho mai avuto emissari laggiù. Ho anzi voluto che l’unità di crisi si ritrovasse nel mio head office a Ravenna per fare tutto alla luce del sole».
In merito al riscatto, il general manager ha ricordato quanto accaduto all’indomani dei fatti: «Fui contattato da un famoso studio legale di Londra che si propose come mediatore con i pirati. Rifiutai». Bartolotti ha inoltre detto di «avere speso un sacco di soldi per l’accaduto».

Ma solo per questioni tecniche: «Basti pensare che il Buccaneer è arrivato a destinazione a Ortona (Chieti), operation yard della società, solo pochi giorni fa, a rimorchio e con un sacco di problemi. Chi dice che non bisogna cambiare nome alle navi ha ragione. Dovevo lasciarle il nome di prima: Smith Lloid 72». Per quanto riguarda i 16 marinai a suo tempo sequestrati (dieci italiani, cinque romeni e un croato), «più della metà, compreso il comandante, sono già tornati al lavoro».