Ristorante distrutto dalle fiamme a Torrevecchia Teatina: si indaga sul dolo

29 Dicembre 2025

Le fiamme devastano la Locanda del Duca Benedetti. Proprietaria in lacrime: «Danni inestimabili, è tutto irriconoscibile. Mai avuto minacce»

TORREVECCHIA TEATINA. Quindici minuti. Un quarto d’ora appena separa la chiusura di una serata di successo dal disastro totale, il rumore delle chiavi nella toppa dal crepitio delle fiamme che divorano il legno. È in questo brevissimo lasso di tempo che si consuma il rogo della Locanda del Duca Benedetti, il ristorante di via Vaschiola, a Torrevecchia Teatina, ridotto ormai a uno scheletro carbonizzato. Un inferno di fuoco che non ha lasciato scampo alla struttura, cancellando in una manciata di ore anni di lavoro e sacrifici. Sullo sfondo dell’edificio fumante, dove i vigili del fuoco hanno lavorato fino alle otto del mattino per domare l’ultimo focolaio, restano le domande. E i dubbi. I carabinieri della compagnia di Chieti e i tecnici dei pompieri sono al lavoro per decifrare l’origine del rogo: l’ipotesi del cortocircuito all’impianto elettrico rimane sul tavolo, affiancata però da quella dolosa, inevitabilmente suggerita dalla dinamica temporale.

Claudio Benedetti e la moglie Simona Mocanasu, titolari dell’attività, avevano appena lasciato il locale. Una serata positiva, l’ultima prima del grande evento di Capodanno, trascorsa tra musica e clienti affezionati. I due si intrattengono qualche minuto con i dipendenti per i saluti di rito, poi si allontanano. Il ristorante è vuoto, spento, chiuso. Passa poco tempo. È un collaboratore di un’attività vicina a lanciare l’allarme: le fiamme sono già alte, visibili, aggressive. Il legno, elemento predominante dell’architettura del locale, funge da accelerante naturale. Il fuoco corre veloce, aggredisce la cucina, divora le sale interne, si estende ovunque. L’acqua usata per lo spegnimento fa il resto, rovinando irrimediabilmente quanto le fiamme non avevano già consumato.

«I danni sono inestimabili, molto pesanti», spiega Benedetti, ancora scosso, che nella vita non è solo ristoratore ma anche investigatore privato, titolare della Italcorp Investigazioni. La stima è pesante. «Il locale è irriconoscibile, si è allagato tutto, è tutto nero». L’impianto elettrico è completamente fuso, i cavi squagliati dal calore, dettaglio che potrebbe avvalorare la tesi del guasto tecnico, ma che da solo non basta a chiudere il caso. A colpire è la tempistica. Se fosse stato un cortocircuito, si sarebbe innescato proprio in quei dieci, quindici minuti di vuoto? I proprietari sottolineano però con fermezza di non aver mai ricevuto minacce o avvertimenti. «Lavoriamo tranquillamente, i clienti sono una famiglia», ribadiscono, ricordando le attestazioni di solidarietà che stanno arrivando in queste ore.

Resta lo choc. Passare dalla soddisfazione per una sala piena alla vista della propria attività distrutta è un trauma difficile da elaborare. «È stata una mazzata, io ho pianto», confida Simona Mocanasu. Il pensiero corre subito al Capodanno: tutto annullato. Stanno avvisando i clienti, uno per uno, che il cenone non si farà. Il futuro immediato è fatto di indagini e burocrazia. Gli investigatori dovranno stabilire se quella scintilla sia partita da un filo logoro o dalla mano di qualcuno. Per la riapertura, invece, i tempi si prospettano lunghi. Torrevecchia Teatina perde, almeno per ora, un ristorante, mentre i vigili del fuoco setacciano la cenere a caccia della verità.

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