Sabino, 3 operai morti dilaniati: assolti gli 8 imputati e l’azienda

26 Settembre 2024

Per il giudice “il fatto non sussiste”, il pm aveva chiesto condanne di 6 anni e 3 mesi e 4 anni e 2 mesi Gli avvocati della difesa: come accertato dal perito, le vittime stavano eseguendo attività non previste  

VASTO. Tutti assolti “perché il fatto non sussiste”. Dichiarata anche l'esclusione della responsabilità dell'ente Esplodenti Sabino Spa perché gli illeciti amministrativi ad essa contestati non sussistono. Si è chiuso così, nel tribunale di Vasto, il primo processo ai responsabili della Esplodenti Sabino, finiti in giudizio per la morte degli operai Carlo Spinelli, 54 anni, di Casalbordino; Paolo Pepe, 45, di Pollutri, e Nicola Colameo, 46, di Guilmi, avvenuta il 21 dicembre 2020. Fondamentali si sono rivelate le conclusione della perizia super partes disposta dal giudice Anna Rosa Capuozzo. L'accusa principale per tutti era cooperazione colposa in omicidio colposo “per colpa generica, cagionata dalla negligenza, imprudenza e imperizia e per colpa specifica consistita nella violazione di diverse norme antinfortunistiche”. In base alla conclusione del perito super partes Francesco De Marzio, è stato l’utilizzo non previsto dal piano aziendale di polveri da sparo per preparare fuochi pirotecnici a provocare la tragedia, In sostanza un’attività delle vittime che non faceva parte dei piani aziendali e che l'azienda ignorava. Una conclusione che ha portato ieri gli avvocati della difesa a chiedere subito l'assoluzione degli imputati e che, posta al vaglio del giudice Capuozzo, è stata accolta. Il pm, Silvia Di Nunzio, aveva chiesto condanne che oscillavano dai 6 anni e tre mesi a 4 anni e due mesi di reclusione, 287mila euro di multa e l'interdizione per 9 mesi.
IL FATTOIl 21 dicembre 2020, Carlo Spinelli, Paolo Pepe e Nicola Colameo, tre padri di famiglia, non ebbero scampo. Morirono mentre a fine turno stavano maneggiando del materiale pirotecnico. Furono dilaniati. Una tragedia che colpì l'intero territorio. Non servirono a nulla le ambulanze partite a sirene spiegate, dai vari ospedali della provincia e neppure l'elisoccorso: i tre operai saltarono in aria.
GLI IMPUTATIDa subito gli imputati hanno dichiarato la non responsabilità nell'accaduto. Gianluca Salvatore, presidente e legale rappresentante del consiglio d'amministrazione della Esplodenti Sabino, Sabino Salvatore, amministratore delegato, il direttore di stabilimento Giustiniano Tiberio, i consiglieri Massimo Gabriella, Marco Salvatore, Sebastiano Stivaletta, responsabile del servizio di prevenzione e protezione, Paolo Iocco rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, Carlo Piscopo, capo reparto, avevano scelto il giudizio con rito abbreviato. A difenderli gli avvocati Arnaldo Tascione, Alessandra Cappa, Augusto La Morgia, Marco Spagnuolo, Francesco Tascione, Michele Sonnini, Stefano Vitale e Antonio Gatta. Non c'è stata la costituzione di parte civile, essendo stato raggiunto un accordo risarcitorio tra l'azienda e i parenti delle vittime , alcuni dei quali dipendenti della Sabino. La lettura dei risultati dell’ingegnere De Marzio, supportati anche da un esperimento peritale tenuto sul luogo dell’incidente, non ha provocato alcuna replica.
LE REAZIONIAlla lettura della sentenza qualcuno degli imputati non è riuscito a nascondere la commozione. Grande la soddisfazione degli avvocati della difesa. «La sentenza è giusta», ha commentato l'avvocato Alessandra Cappa, «la decisione del giudice è scaturita dalla valutazione di dati scientifici e obiettivi. Dal punto di vista umano è una vicenda tristissima che ha provato tutti. In questa vicenda non ha vinto nessuno», ha sottolineato, «la giustizia tuttavia si fa verificando i fatti. Purtroppo le vittime quel giorno si avventurarono in attività che non rientravano nei programmi dell'impresa». Ugualmente soddisfatto l'avvocato Arnaldo Tascione: «Abbiamo ribadito la posizione di non responsabilità degli imputati e il giudice, forte dei risultati peritali, ne ha tenuto conto. Sono stati valutati dati oggettivi. Siamo soddisfatti per questo».
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