Sanità, corruzione e falsi, il pm: processate Di Giammarco e altri 7 

La procura: «C’era un sistema, gli acquisti di valvole cardiache per agevolare gli imprenditori amici» Il 7 luglio il giudice deciderà se mandare a giudizio l’ex primario: è accusato pure di omicidio colposo

CHIETI. Un altro passo verso il processo. Il pm Giancarlo Ciani chiede il rinvio a giudizio per il professor Gabriele Di Giammarco, ex primario della Cardiochirurgia dell’ospedale di Chieti, i suoi amici imprenditori Maurizio Mosca e Antonio Pellecchia (con le rispettive società), il dipendente di quest’ultimo Andrea Mancini e il medico Daniele Marinelli, tutti imputati per corruzione nell’ambito dell’inchiesta della guardia di finanza teatina che ha svelato un sistema illecito andato avanti per anni. La stessa richiesta è stata avanzata nei confronti dell’ex direttore amministrativo della Asl Giulietta Capocasa, che deve rispondere di abuso d’ufficio e «turbata libertà del procedimento di scelta del contraente»; quest’ultimo reato è contestato anche ad Andrea Tisselli, all’epoca dei fatti dirigente dell’unità operativa governo dei contratti di servizi e forniture dell’azienda sanitaria, che è accusato pure di falso ideologico. L’ultimo imputato, il chirurgo Tomaso Bottio, è finito nei guai – in concorso con Di Giammarco – per «falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici» e omicidio colposo «con l’aggravante della colpa cosciente» in relazione alla morte di un paziente. L’udienza preliminare si terrà il 7 luglio davanti al giudice Andrea Di Berardino, che dovrà decidere se mandare gli otto imputati a processo.
LE ACCUSE «Gli unici interessi del primario Di Giammarco sono stati quello di alimentare il proprio prestigio personale e gli interessi economici dell’impresa amica, anche a costo di mandare a morte un paziente». È racchiuso in questa frase del giudice per le indagini preliminari Luca De Ninis il fulcro dell’inchiesta portata avanti dai finanzieri guidati dal colonnello Serafino Fiore e dal capitano Giuseppe Laganà. Nella Cardiochirurgia del Santissima Annunziata, sempre secondo le accuse, le valvole cardiache venivano comprate senza bando e a un prezzo doppio rispetto a quello di mercato e i dispositivi medici erano dissipati di proposito per fare lievitare i guadagni delle imprese fornitrici. In cambio, Di Giammarco avrebbe ricevuto viaggi e regalie.
VIAGGI E REGALI Il primario, in base al capo d’imputazione, ha indotto l’azienda a fare acquisti «illegittimi, in quanto operati per il soddisfacimento di interessi privati in contrasto con quelli pubblici e comunque assunti senza operare alcuna valutazione, in un contesto di corruzione sistemica frutto di un accordo radicato nel tempo». Le ultime «tangenti» di cui avrebbe beneficiato Di Giammarco sono un soggiorno in un hotel di Vancouver (1.470 euro), tre programmi per il suo pc (2.208 euro), quattro biglietti aerei per Dubai, Montreal, Cuba e Fiumicino (da Pescara) e il visto di ingresso in Russia per un totale di 13.496 euro. Tutto ciò si aggiunge all’arredo del proprio studio all’interno della palazzina del policlinico di Chieti corpo M, per un importo di 27.084 euro; alla pavimentazione e la creazione di un bagno privato, nello stesso edificio, con la fornitura di circa 200 metri quadri di parquet e i lavori di posa in opera, per un costo di 14.286 euro; una valigia in pelle marca Wenger, modello pilota, del valore approssimativo di 350 euro; un soggiorno a Lisbona di quattro giorni comprensivo di biglietto aereo e spese in loco.
LE CENE E IL POSTO BARCA Gli investigatori contestano anche una serie di cene in costosi ristoranti di Pescara, San Benedetto del Tronto e Teramo, la riparazione gratis del motore della sua imbarcazione e la disponibilità diretta di un posteggio all’interno del porto turistico di Pescara per la sua barca denominata “Musichiere” per il quale Di Giammarco, «tramite l’intercessione del padre di Andrea Mancini, corrispondeva solo le spese vive per utenze (acqua ed energia elettrica) e condominiali».
OMICIDIO COLPOSO Dall’inchiesta emerge la morte di un 59enne di Atri sul quale, nel 2019, fu eseguito a Chieti un intervento di impianto di assistenza ventricolare sinistra della tipologia Heart Mate 3, ovvero un cuore artificiale. Secondo l’accusa, l’operazione fu svolta «nella violazione delle linee guida licenziate dalla società italiana di cardiochirurgia».
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