Sevel, arrivano 100 lavoratori da Pomigliano

15 Marzo 2011

Due mesi in Val di Sangro per rafforzare la produzione dei veicoli

ATESSA. Alla Sevel arrivano 100 lavoratori da Pomigliano d'Arco. Dopo i 150 addetti della ex Bertone di Torino, entrati appena due settimane fa, è il turno degli operai dello stabilimento napoletano, ancora in cassa integrazione e in attesa del rilancio della loro fabbrica col piano Marchionne. Su base volontaria si trasferiranno per due mesi in Val di Sangro per rafforzare la produzione dei veicoli commerciali, la cui domanda sta crescendo sui mercati. Una ventina saranno addetti alla manutenzione, mentre gli altri prenderanno posto nei vari reparti dello stabilimento di Atessa. Lo ha annunciato ieri la direzione della Sevel alla Rsu (rappresentanza sindacale unitaria) di fabbrica, motivandola con la necessità di incrementare il personale per far fronte ai volumi produttivi prefissati.

Una decisione che ha suscitato perplessità. Nel corso dell'incontro i delegati sindacali hanno infatti insistito affinché la Sevel accettasse una proposta alternativa: chiamare solo 50 trasfertisti da Pomigliano e assumere altri 50 giovani tra i precari.

Ma l'azienda del gruppo Fiat ha ritenuto impraticabile la richiesta. La manodopera dovrà infatti essere a impiegata per appena due mesi, fino al 28 maggio, oltre i quali non ci sono all'orizzonte possibilità di stabilizzazione per i neo assunti, com'è invece accaduto per i 150 precari richiamati a febbraio per tre mesi, ma almeno con la prospettiva di un allungamento del contratto se non di una conferma a tempo pieno.

Fim-Cisl, Uilm-Uil e Fismic non nascondono una certa delusione. Avrebbero preferito un mix tra assunzioni e trasfertisti, come un mese fa. Perciò si aspettano che le prospettive positive della Sevel riaprano la strada e il confronto su nuove assunzioni. La Fiom è sulla stessa linea ma si riserva di valutare meglio la decisione della Sevel.

Sulla vicenda è critico Giuseppe D'Ortona, responsabile dei Comunisti Italiani della provincia di Chieti. «Oggi (ieri per chi legge ndc) la Sevel ha dato un altro segnale negativo al territorio», afferma. «Premesso che non ce l'abbiamo con i lavoratori di Pomigliano, avremmo preferito che si assumessero almeno 50 precari per garantire i giovani e l'occupazione locale. Invece di fronte alla crescita produttiva la Sevel non pensa affatto al territorio»,-continua.

Intanto è stato comunicato che giovedì 17 marzo, festa del 150º dell'unità nazionale, la Sevel lavorerà sul turno di notte (dalle 22 alle 6), per esigenze produttive, mentre la fabbrica è ferma durante il giorno. Si è ricorso al terzo turno perché da sempre è su base volontaria e quindi si presta meglio degli altri ad un accordo teso a soddisfare le richieste aziendali in un giorno festivo. Ai lavoratori verrà pagata la festività non goduta e la giornata lavorativa con la maggiorazione del 75% per il lavoro straordinario. Sono 500 gli operai che la fabbrica utilizza di norma durante la notte.

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