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Tagli all’assistenza domiciliare Valente: decisione disastrosa

LANCIANO. «I tagli dell’assistenza domiciliare integrata a oltre 700 persone per aprire nuovi percorsi di cura si sta dimostrando disastrosa: i malati sono lasciati senza cure e circa 300 persone...

LANCIANO. «I tagli dell’assistenza domiciliare integrata a oltre 700 persone per aprire nuovi percorsi di cura si sta dimostrando disastrosa: i malati sono lasciati senza cure e circa 300 persone sono in attesa di fare terapie nei centri accreditati. Le strategie della Asl si stanno ripercuotendo terribilmente sulla pelle degli ammalati e dei loro familiari».

Pino Valente, vicesindaco di Lanciano, attacca la Asl sulla situazione dell’assistenza domiciliare e dell’accesso, quasi impossibile, alle terapie nei centri accreditati che coinvolgono centinaia di cittadini e malati.

«Il taglio drastico delle prestazioni Adi a ben 700 ammalati frentani effettuato nei mesi scorsi sta confermando quanto da noi previsto», riprende Valente, «cioè che non si sarebbero trasformati in nuovi percorsi riabilitativi ma nella disfatta della sanità pubblica non in grado di garantire assistenza». E a pagare sono i cittadini, costretti, per Valente, a lottare per la difesa dei propri diritti mentre il manager della Asl, Francesco Zavattaro, e il commissario regionale alla sanità, Gianni Chiodi, restano in silenzio. «Ben venga la collaborazione tra il segretario Aldo Cerulli, di CittadinanzAttiva e il Comune nella persona del sindaco Mario Pupillo», dice Valente, «per portare avanti la strada dei ricorsi e della battaglia giudiziaria per la difesa di tutte le persone private dei propri diritti. E davanti a queste liste d’attesa così lunghe emergono ancora di più le differenze sociali tra chi può rivolgersi a spese proprie al privato e chi,economicamente più debole, rimane senza terapie riabilitative».

Il vicesindaco chiede alla Asl di fare chiarezza sulle accuse del segretario Cerulli, ossia che i casi Adi a febbraio in città non erano 1.115 come sostenuto in una relazione dal dirigente del distretto sanitario bensì 700. «Sono state erroneamente sommate alle 700 prestazioni Adi anche i 400 pazienti che usufruivano di cure prestazionali?», chiede Valente. «Se così fosse il “caso Lanciano”, ossia la città con più Adi in Abruzzo, con due casi su tre di Adi concesse in modo improprio si andrebbe clamorosamente a sgonfiare». (t.d.r.)

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