Tariffe mensa e una tantum Sale la protesta dei genitori

«Ai cinque euro per la gestione telematica del servizi si aggiungono i rincari» D’Ovidio: sistema nuovo con 14 fasce di reddito. Prima verifica entro fine mese

LANCIANO. Sfilza di proteste per la spesa delle famiglie nel servizio mensa scolastica. «Non è possibile: non solo abbiamo dovuto già versare la quota di 5 euro per il contributo all’attivazione della gestione telematica del servizio mensa, che si doveva pagare entro dicembre, ma abbiamo calcolato che la mensa dei nostri due figli ci costerà 30 euro in più al mese rispetto allo scorso anno. Facciamo parte di una fascia di reddito media (quella da16mila a 20mila euro con costo del buono pasto di 3,22, ndc), nonostante ciò compartecipiamo alla spesa del 70%. È esagerato». «Anche la mia famiglia per far mangiare il bambino una sola volta a settimana a scuola spende quasi il doppio rispetto allo scorso anno».

Con il primo pagamento dei bollettini della mensa, in questi giorni è scattata puntuale la protesta dei genitori per un servizio che ritengono estremamente oneroso. «Non riusciamo a capire», dice A.R., che ha una figlia che frequenta la scuola primaria e pranza a nel plesso tutti i giorni, «cosa sia cambiato rispetto allo scorso anno. O meglio, abbiamo capito che le 14 fasce di reddito inserite nel pagamento del ticket mensa anzichè aiutare le fasce più deboli, le penalizza visto che i costi sono aumentati. Prima pagavo 2,15 euro, come molti, oggi 2,99 perché il mio reddito non è alto, comunque si tratta di 17 euro al mese in più. Per un pasto che è uguale allo scorso anno».

Calcolatrice alla mano, coloro che hanno i redditi Isee tra 13mila e 25mila euro spendono tra i 17 e i 26 euro al mese in più. «Il Comune non è sordo a queste lamentele che ho ascoltato in prima persona», precisa l’assessore all’istruzione Marcello D’Ovidio, «ma il sistema è nuovo e va tarato. Entro fine mese arriveranno i dati sugli Isee e in base ad essi capiremo se e dove intervenire, magari alzando la fascia di esenzione (oggi a 2mila euro,ndc) e se effettivamente predominano le famiglie che sono in una fascia media, cercare di abbassare per quanto possibile i costi. Fermo restando che però poi a catena aumenterebbero quelli delle altre fasce. Ad ogni modo la scelta di differenziare meglio i costi del ticket non è venuta dal Comune ma dalla commissione mensa in cui ci sono anche i rappresentanti dei genitori che hanno deciso di puntare sulla qualità del servizio, di spendere anche un euro di più, fermo restando che il Comune ha tariffe più basse di altri centri della provincia, ma offrie a 2mila alunni cibi biologici come uova, legumi, farina, a chilometro zero per verdure e carne, e anche piatti della cucina tradizionale, come bocconotti e pallotte. Servizi migliori con costi non eccessivi rispetto ad altri. I 5 euro di contributo una tantum (che devono anche gli esenti, ndc) si possono pagare entro dicembre».

Teresa Di Rocco

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