Terzo stop per il cantiere

Palazzo vicino alla scarpata, il Comune ferma i lavori.

VASTO. Cancelli chiusi e impalcature deserte. Il Comune ha sospeso nuovamente in via cautelativa i lavori di un fabbricato in costruzione in via San Michele. L’ordinanza firmata dal dirigente del settore Urbanistica, Alessandro Cipressi, è stata notificata ai responsabili del cantiere a fine anno. A sollecitare il provvedimento una famiglia confinante e una ventina di residenti.

Non c’è pace per i responsabili della palazzina di cinque piani in via di realizzazione vicino alla chiesa di San Michele. Per la terza volta in due anni l’impresa di costruzioni è stata invitata dal Comune a sospendere ogni attività a scopo cautelativo. I titolari del cantiere sono infuriati e assicurano di essere in possesso di tutte le autorizzazioni. Costruttore e direttore dei lavori si preparano ancora una volta ad impugnare il provvedimento, mettendo fine alle contestazioni con tanto di documentazione.

Il primo stop ai lavori imposto dal sindaco Luciano Lapenna è datato 29 agosto 2007. Il cantiere venne fermato con un’ordinanza dopo il ritrovamento di un manufatto di epoca romana a due metri di profondità. Dopo qualche mese l’attività riprese. Le indagini, però, non si fermarono. Dopo nuove perizie eseguite con sofisticate attrezzature, ai responsabili del fabbricato vennero contestate presunte irregolarità e il mancato rispetto delle distanze previste per la realizzazione di immobili vicino a scarpate o strapiombi. I carabinieri nel corso degli accertamenti compiuti con i tecnici dell’Autorità di bacino della Regione - ente responsabile delle aree a rischio idrogeologico - avanzarono perplessità per la vicinanza della palazzina a uno strapiombo di 40 metri. L’impresa decise di arretrare i lavori.

Ad agosto 2008 il tribunale dissequestrò per la seconda volta il cantiere. Ma i residenti, rappresentanti dall’avvocato Arnaldo Tascione, non si sono dati per vinti: temono che il fabbricato aggravi il dissesto idrogeologico del costone (il Pai ha dichiarato la zona ad alto rischio franoso) e hanno presentato un esposto in Comune e in Procura chiedendo la revoca dell’autorizzazione a costruire, il sequestro dell’immobile e la demolizione di quanto realizzato. Qualche giorno fa il dirigente dell’ufficio urbanistica ha fermato i lavori