Vasto, mazzette per le tumulazioni al cimitero: arrestati / VIDEO

Tre dipendenti comunali ai domiciliari, scoperti 14 casi. Indagati anche coloro che avrebbero. Dai 150 a 700 euro per ridurre in urne cinerarie le salme anche quando lo stato degenerativo non lo consentiva

VASTO. Hanno chiesto soldi per le tumulazioni delle salme e altri lavoretti al cimitero. E' l'accusa rivolta a tre dipendenti comunali addetti al cimitero arrestati questa mattina dalla polizia su ordinanza della Procura. Il reato contestato è quelli di ex concussione, induzione indebita a dare denaro.

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Mazzette al cimitero, le riprese che hanno "incastrato" i tre addetti arrestati
I video effettuati dalla polizia del commissariato di Vasto durante le indagini

Gli arresti sono l'epilogo di alcuni blitz della polizia in Comune e al cimitero. L'ex sindaco Luciano Lapenna aveva presentato due denunce, la prima delle quali risalente al 2012, l'altra al 2015. Il Comune aveva fatto affiggere un cartello avvisando che i soldi andavano consegnati solo ed esclusivamente in municipio. I tre sono ai domiciliari. Le mazzette al cimitero si aggiravano dai 150 ai 700 euro per quella che era diventata una redditizia gestione parallela delle attività cimiteriali ma senza passare per i preposti uffici comunali.

Il cartello che aveva fatto affiggere il Comune di Vasto per evitare le dazioni improprie al cimitero

CHI SONO. L'operazione "Eterno Riposo", avviata dagli agenti del Commissariato , ha permesso di scoprire un sodalizio composto da Franco D'Ambrosio, 60 anni, Antonio Recinelli, 65 e Luisito Lategano, 45, rispettivamente con funzioni di custode, necroforo e operaio, responsabili del reato di induzione indebita a dare e/o promettere utilità, compiuto in concorso tra loro, oltre che di vilipendio di cadavere ed altri reati, ancora al vaglio della magistratura vastese, tanto che sono indagati altri 14 che avrebbero pagato per la fornitura dei servizi cimiteriali. Il procuratore capo della Repubblica di Vasto, Giampiero Di Florio, il commissario capo Fabio Capaldo e il vice commissario Rosetta Di Santo hanno detto che l'operazione è partita per iniziativa della Polizia di Stato «senza che nessuno abbia parlato né denunciato nulla». Una attività investigativa «con elementi certi di prova - ha dichiarato Di Florio - che ci ha consentito di accertare un danno patrimoniale nei confronti delle casse comunali». L'attività illecita riguardava soprattutto le operazioni di inumazione, tumulazione, esumazione ed estumulazione dei feretri, per eseguire le quali, «i tre inducevano gli utenti a pagare loro somme di denaro, anziché rivolgersi al servizio Patrimonio e Demanio del Comune, per il versamento delle tariffe previste dal regolamento. Il tutto per lo più avveniva nell'Ufficio nel cimitero stesso, dove i tre ricevevano gli utenti colpiti dai lutti i quali, pur di sistemare i propri defunti, accettavano di pagare in contanti le prestazioni richieste ai dipendenti comunali».

I LAVORETTI. Nel periodo di osservazione sono state documentate dagli agenti dei casi durante i quali gli arrestati riducevano in urne cinerarie i resti cadaverici anche quando lo stato degenerativo non lo consentiva, oppure tumulare più cassette nello stesso loculo, a volte anche all'insaputa dell'utente. Nonostante la proroga delle indagini comunicata ai tre indagati e il cartello del Comune nel quale si invita i cittadini a rivolgersi agli uffici comunali per essere autorizzati, anche nei giorni scorsi sono stati registrati altri casi con il passaggio dei soldi dai familiari dei defunti nelle tasche degli arrestati. «Indagine che non si ferma qui - ha concluso Di Florio - perché siamo impegnati nella verifica di quanto sta emergendo dall'inchiesta per eventuali altre responsabilità o fatti di reato in merito, anche in relazione al danno patrimoniale subito dal Comune di Vasto».