Pennapiedimonte

Vigili del fuoco morti durante l’escursione, sopralluogo del pm in montagna

10 Maggio 2025

Il magistrato con i carabinieri forestali nella zona in cui è avvenuta la tragedia. La procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo per chiarire ogni aspetto della vicenda

PENNAPIEDIMONTE. Un sopralluogo per ricostruire nel dettaglio l’escursione costata la vita a Emanuele Capone e Nico Civitella, entrambi di 42 anni, i vigili del fuoco del comando provinciale di Chieti annegati nella forra del fiume Avello, a Pennapiedimonte, lo scorso 30 aprile. Ieri mattina il pubblico ministero Giancarlo Ciani e i carabinieri forestali hanno raggiunto la zona in cui si è consumata la tragedia, in località Balzolo, sulla Maiella, per verificare lo stato dei luoghi.

La procura di Chieti, infatti, ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, a carico di ignoti, per fare luce su ogni singolo aspetto di un duplice dramma che ha colpito al cuore la comunità di Chieti, la città in cui viveva Capone insieme alla moglie e ai due figli piccoli, e quella di Guardiagrele, il paese d’origine di Civitella. Emanuele e Nico, insieme a due colleghi, Gabriele Buzzelli e Giulio De Panfilis, 38 e 31 anni, tutti liberi dal servizio, stavano facendo torrentismo in un punto in cui l’Avello scava un canyon profondo e un letto a sbalzi. Un punto in cui, in questo periodo dell’anno, il fiume è alto, alimentato dallo scioglimento delle nevi sul monte Cavallo, a quota duemila e duecento.

Saranno le indagini a chiarire ciò che è accaduto. Ma i racconti dei due superstiti, già ascoltati in procura, consentono comunque di fissare le prime coordinate della vicenda. In base a quanto emerso, Emanuele è rimasto con una gamba incastrata tra le rocce. Gli amici e colleghi hanno provato a salvarlo. Ma la piena è stata impetuosa e improvvisa. Nico è stato travolto dalla corrente, che non gli ha dato scampo; Emanuele è morto lì; Buzzelli e De Panfilis, invece, sono riusciti a mettersi in salvo. «Morte per annegamento», è stato il primo responso delle autopsie eseguite dal medico legale Pietro Falco su disposizione del pm.

«Nico era in aggiornamento continuo», ha racconto il fratello Arturo al Centro. «Anche quella uscita era l’ennesimo addestramento per lui come per i colleghi. Si chiedevano chi sarebbe andato a soccorrere qualche malcapitato se gli fosse accaduto qualcosa in un luogo così impervio. Loro erano andati lì per quel motivo. Invece è successo tutto il contrario. Di solito Nico ci avvertiva quando usciva per queste cose, che faceva abbastanza spesso e mai da solo. Ma questa volta noi della famiglia non sapevamo nulla. Probabilmente hanno deciso all’ultimo momento di andare».

Nel giorno dei funerali, celebrati giovedì pomeriggio in una cattedrale di San Giustino mai così gremita, è arrivato l’abbraccio di Eros Mannino, il capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco: «Per noi questi sono i momenti più brutti perché siamo abituati a portare soccorso a tutti e quindi, quando ci sono i nostri colleghi, la nostra posizione è veramente difficile». Il sottosegretario dell’Interno, Emanuele Prisco, ha espresso «vicinanza a dei colleghi e dei servitori dello Stato purtroppo caduti in conseguenza di questa disgrazia».

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