Boni è Fenoglio: «Il mio maresciallo capisce i criminali»

Su Rai 1 la serie tratta dai romanzi di Carofiglio «Per interpretarlo mi sono ispirato a Maigret»
«Nelle prime sequenze il maresciallo afferma che la nuova rivoluzione... è la pazienza. «Il mio personaggio è un uomo che ama la letteratura, la musica classica (oggetto caratterizzante è un walkman che indossa sulle orecchie), odia la violenza e non vorrebbe neanche avere l’arma di ordinanza, vorrebbe arrestare i criminali non con le manette ma attraverso la psiche. Vuole conoscere l’essere umano e lo fa con pazienza per arrivare alla verità e al colpevole». Così Alessio Boni dipinge il suo personaggio, il maresciallo Pietro Fenoglio, nato dalla penna di Gianrico Carofiglio e diventato ora protagonista della serie tv “Il metodo Fenoglio-l’Estate Fredda” che Rai1 propone dal 27 novembre in prima serata.
Tratta dalla trilogia di Carofiglio “Il Maresciallo Fenoglio” (Giulio Einaudi editore). Lo scrittore è anche sceneggiatore dell’adattamento tv. «È un piemontese trapiantato in Puglia, siamo a Bari nel 1991, voleva fare l’insegnante di Lettere, diventa carabiniere per caso dopo la morte del padre. A Bari si ferma per amore di una professoressa (Giulia Bevilacqua) e inizia a penetrare in quella matassa criminale, ma a modo suo, senza mai alzare le mani e le armi». La sua capacità, aggiunge Boni consiste nel metodo basato sull'empatia: è convinto, infatti, che per contrastare la mafia occorra conoscerla a fondo. «In passato, dopo “La meglio Gioventù”, mi hanno proposto vari ruoli investigativi», raccontal’attore, «che però ho sempre rifiutato perché mancava la veridicità». Nel cast anche Paolo Sassanelli, braccio destro di Fenoglio. La regia è di Alessandro Casale per una coproduzione Rai Fiction - Clemart distribuita da Beta Film.
“Il metodo Fenoglio” propone il racconto epico di come negli anni '90 la criminalità barese si sia trasformata in una vera e propria mafia, negli stessi anni in cui in Sicilia si consuma l’attacco di Cosa Nostra al cuore dello Stato con i massacri di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e delle loro scorte. La direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati, alla presentazione oggi nella sede Rai di Viale Mazzini, ha sottolineato: «Siamo a Bari, dove negli anni Novanta accadono tante cose tra cui il rogo del teatro Petruzzelli. Ma nella storia c’è anche il lato del Pm (Carofiglio lo è stato per anni, ndr), di colui che ha avuto a che fare con materia scabrosa e con la nascita della nuova criminalità organizzata in Puglia; e c’è l’amore tra lui e Giulia, il tema del tradimento, che non è sempre un tradimento amoroso». Carofiglio definisce il racconto della serie «un’epoca storica ben restituita sullo schermo, ma errore aspettarsi una replica identica del libro. Ci si può auspicare che il film o la serie riescano a replicare lo spirito dei personaggi e il senso delle storie con in più un senso di verità e credibilità nel lavoro investigativo che non è facile trovare. “Il metodo Fenoglio” ci è riuscito», osserva l’autore, che domenica 26 sarà al Massimo di Pescara con il recital “Il potere della gentilezza”.
Boni è rimasto affascinato della capacità di Fenoglio di entrare in empatia con i criminali per sconfiggerli. «Amo il suo non volere tutto subito, è un uomo che ha pazienza, non crede alle coincidenze, al caso, va a fondo, è scrupoloso nei dettagli, dotato di intuito e fiuto, perché la fretta al contrario rischia di farti fare errori nelle indagini. Per districare la matassa devi saper arrivare al punto preciso come facevano Maigret, Sherlock Holmes e anche Giorgio Ambrosoli. Confesso: mi sono ispirato anche a questi personaggi per interpretarlo. E vuole anche capire perché uno è diventato un criminale. Spero che un po’ della sua pazienza mi sia rimasta perché io divento sempre più intollerante, anche se mi aiutano i miei figli di 3 e 2 anni, grazie a loro riesco a ponderare con giusta distanza». Boni ha parlato con Carofiglio «per farmi spiegare cose che non aveva scritto nei romanzi: chi era la madre, il rapporto con il padre, la parentela...».