Cammariere: «Mi piace l’Abruzzo perché è ricco di terre incontaminate»

23 Novembre 2025

Il musicista in concerto questa sera al teatro Caniglia di Sulmona. «Nel nuovo progetto c'è tutto: jazz, latino e testi più intimi»

SULMONA. Momenti di poesia e suadenti atmosfere jazz, accompagnati da coinvolgenti ritmi latini, accenderanno il palco del teatro Comunale Caniglia di Sulmona, questa sera, con il live del compositore Sergio Cammariere e il suo 5et per la settantatreesima stagione musicale 2025-2026 diretta dal maestro Gaetano Di Bacco. Pianista e cantautore, il suo esordio avviene nel mondo del cinema come compositore di colonne sonore per registi, tra i quali Pino Quartullo, Claudio Fragasso, Angelo Longoni e Pupi Avati per citarne alcuni. Ma è la partecipazione a Sanremo nel 2003 con Tutto quello che un uomo, che lo consacra. Spiega al Centro: «Sono partito da Crotone negli anni '70, un salto nel vuoto. Tra incoscienza e follia sono arrivato a coronare il mio sogno che però è costellato di sacrifici».

Più volte in Abruzzo, l'artista tiene a precisare il suo legame con la regione si è intensificato ancora di più dopo aver girato sul Gran Sasso il video del mio nuovo singolo La pioggia che non cade mai, che verrà pubblicato domani su Youtube, diretto da Stefano Spirato, regista che ha curato anche la foto di copertina dell'omonimo album in uscita il 28 novembre. In concerto con Cammariere il suo storico Quintetto formato da Daniele Tittarelli (sax soprano), Luca Bulgarelli (contrabbasso), Michele Santoleri (batterista che sostituirà Amedeo Ariano) e Giovanna Famulari (violoncello).

Maestro, cosa ha preparato per il suo pubblico?

«Il concerto si apre con il pianoforte come di consueto, perché è lo strumento centrale, diciamo, il fulcro di tutta l'orchestrazione. Ci sarà molto spazio per l'improvvisazione. La prima canzone è Sorella mia, da lì un percorso dove il pubblico viene portato a guardare dentro e a riconoscersi nelle notti sospese, nei piccoli tremori, è la parte più emotiva dell'inizio del concerto. Poi si allarga lo sguardo a L'amore non si spiega, Tempo perduto, e quindi si comincia a parlare del tempo, dei suoi paradossi, di ciò che non resta, di ciò che torna, di ciò che svanisce e poi ritorna ancora».

E poi?

«Poi a un certo punto cambia colore il concerto, perché arriva Giovanna Famulari e suoniamo Tema di Malerba, che è un mio brano pianistico che ho inciso nel disco "Solo piano».

Ma in questo caso c'è il violoncello, che lei da un po' di anni ha introdotto nei suoi concerti. Perché questa scelta?

«Si, Tema di Malerba sarà in versione piano e violoncello. Questo concerto è anche cameristico in quanto mi da la possibilità di suonare dei brani più intimi con il piano e il violoncello. Ho sempre questa predisposizione. Mi è capitato di fare film con Pupi Avati e con vari registi per cui usavo l’orchestra. Ma ho scoperto la bellezza del violoncello, che è una voce umana e che a volte può sostituire un’intera orchestra. È come l’armonia, invisibile».

Tra i brani scritti per film, il più recente è quello inciso l'anno scorso "Quattordicesima domenica" per Pupi Avati. Il pubblico potrà ascoltare anche questo?

«Probabilmente, ma ce ne sono anche altri perché il concerto prevede una parte più narrativa, quella cinematografica. Diventa un racconto musicale in cui il pubblico respira un'aria più ampia».

Per i nostalgici, ci saranno vecchi successi?

«Non mancheranno brani come "Via da questo mare", Tutto quello che un uomo, tanto caro al mio pubblico. La chiusura sarà con il brano Dalla pace del mare lontano».

Cosa può dirci del suo nuovo album in uscita a breve?

«In La pioggia che non cade mai ci sono 13 canzoni inedite, tutte scritte da Roberto Kunstler con cui collaboro da 33 anni. C'è un po’ di jazz, un po’ di latino, è un album un po’ più intimo, riflessivo, più minimale, anche più trascinante in alcuni episodi. Ha avuto un' importante genesi perché ci lavoriamo da 4 anni. È sicuramente quello più maturo».

Perché ha scelto le montagne abruzzesi per le riprese del video del nuovo singolo?

«Sono affezionato a queste montagne e alla natura di questa regione. Il brano parla del comportamento dell'uomo nei confronti della natura e l'Abruzzo è un luogo unico, presenta posti incontaminati e faceva proprio al caso nostro».

Quanto influisce la sua vita privata nella composizione della sua poesia in musiche e parole?

«Diciamo che aziona delle sensazioni che ho avvertito durante la mia adolescenza, quando vivevo sul mare Ionio, con tutto quello che la natura intorno a me ispirava. La maggior parte dei testi li scrive Roberto Kunstler, mi affido alla sua poesia ogni volta che mi viene una nuova melodia».

Quale consiglio darebbe a un giovane che vorrebbero intraprendere la sua carriera?

«Direi che la musica è una cosa seria, si deve studiare. Io sono arrivato al successo a quarantadue anni, con il Festival di Sanremo, mentre oggi si ha questa fretta già a vent'anni di diventare famosi senza fare una gavetta e soprattutto senza studiare. Per arrivare al successo occorre talento, studio, fortuna e umiltà, altrimenti non si arriva da nessuna parte».

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