Da Nanni Moretti a Verdone Tutti gli irriducibili della sala 

Sono gli autori con film pronti che resistono al richiamo delle piattaforme

ROMA. Come Ulisse con le sirene: c'è un gruppo di naviganti in acque mai solcate che resiste ai tempi che stiamo vivendo, convinto che prima o poi appaia la terra all'orizzonte. Sono gli irriducibili della sala, quegli autori (e produttori, e distributori) che aspettano la riapertura dei cinema e non ci stanno alle offerte pure allettanti delle piattaforme che se li litigano in un'asta al rialzo. Il capitano è Carlo Verdone con il suo “Si vive una volta sola”, ma l'antesignano è Nanni Moretti con “Tre Piani”. Il primo ha vissuto la beffa di una presentazione fatta, manifesti in giro, tour delle tv e poi saracinesche abbassate prima ancora di entrare in sala, per la sfortunatissima coincidenza dei primi giorni del lockdown marzo 2020. Beffa doppia perché al primo stop di fine febbraio si è aggiunta la falsa ripartenza nove mesi dopo, il 26 novembre.
Il secondo, invece, bloccato sul nascere: titolo di punta del concorso del festival di Cannes maggio 2020, “Tre Piani” ha legato il suo destino a quello della Croisette. E dunque se Cannes 2021 (come pare) slitta, Moretti ne segue il destino: prima di vedere la trasposizione cinematografica del romanzo di Eshkol Nevo con Riccardo Scamarcio, Margherita Buy, Alba Rohrwacher, Adriano Giannini tra i protagonisti, passerà un bel pò di tempo.
I resistenti non sono solo loro: ci sono anche Massimiliano Bruno con “Ritorno al Crimine”, Gabriele Mainetti con “Freaks Out”, i Manetti Bros con “Diabolik” e Paolo Genovese con “Supereroi”. Genovese, intanto lunedì 18 gennaio comincia a girare “Il primo giorno della mia vita”, dal suo romanzo, un film corale con Toni Servillo, Margherita Buy, Vittoria Puccini, Valerio Mastandrea e l’attrice pescarese Sara Serraiocco. «Si tratta di film importanti», dice Luigi Lonigro, presidente sezione distributori Anica, «con ambizioni da box office e nessuna preoccupazione di invecchiare. Pensiamo, con i registi, che sia giusto così, per noi la sala è centrale. Diverso il discorso su film “costretti” a saltare il cinema come i film natalizi».
Sulla centralità della sala sono d'accordo gli altri “irriducibili”, «ma non c'è da essere partigiani, qui non si tratta di essere pro o contro le piattaforme», dice Massimiliano Bruno. «Il mio film “Ritorno al crimine” è fatto pensando al cinema, immaginato per una sala in cui 300 persone si divertono e ridono insieme, visto a casa è tutt'altro forse pure meno efficace. Magari per un altro film questo gap non c'è. Non credo che bisogna demonizzare la piattaforma ma neppure pensare che sala e streaming siano la stessa cosa. Alcuni film di Natale sono stati costretti ad uscire, ma confesso che quando li ho visti ho pensato “questi in sala sarebbero stati una bomba”, mentre per citare un altro titolo quando ho visto “Elegia Americana” ho pensato questo sta bene qua, in sala avrebbe perso».
Marco Manetti, la metà dei Manetti Bros, racconta: «per Diabolik ci siamo affidati e fidati, 01 pensa che sia meglio aspettare la sala e anche se confesso un po’ di inquietudine ci siamo adeguati e ne siamo convinti: questo film va visto insieme ad altre persone, in una sala in cui condividi le emozioni. Invecchierà? La storia è ambientata negli anni '60 e quindi resiste, speriamo anche il resto. La mia ansia riguarda la percezione: a forza di parlare di certi titoli sembra che già siano usciti, le persone capiranno che “Diabolik” è una nuova uscita dopo mesi e mesi di parole? Quanto alle piattaforme, non le vedo come minaccia: stiamo assistendo ad un mutamento culturale nella fruizione, con lo streaming recuperiamo anche tanti film già usciti e anzi coltiviamo l'amore per il cinema che in sala sarà sempre di più vivere un'esperienza. Per fare un paragone le piattaforme stanno alla sala come la cucina a gas di casa al ristorante, una è quotidianità l'altra è “evento”».
D'accordo sull'emozione unica della sala è anche Paolo Genovese: l'uscita di “Supereroi”, con Jasmine Trinca e Alessandro Borghi era prevista a gennaio per Medusa. «Aspettiamo e resistiamo, abbiamo voglia di mostrarlo al cinema, la sala restituisce un'emozione che nessun altro mezzo può dare. I film si fanno per il pubblico e per farli vedere sul grande schermo», ha detto il regista pochi giorni fa a Capri, Hollywood. E sulla resistenza anche Carlo Verdone, ospite di un incontro nell'ambito del Cinema Europeo di Lecce, la settimana scorsa aveva ribadito la sua scelta per “Si vive una volta sola”: «Faremo il possibile per resistere per l'uscita sul grande schermo anche come dimostrazione di amore per la sala. Ipotizziamo che, grazie ai vaccini, a primavera le cose potrebbero andar meglio. Auguriamocelo, sennò attenderemo comunque il più possibile».
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