«La mafia fa schifo»: Laika “punisce” Messina Denaro con il piccolo Di Matteo 

La street artist attacca la sua nuova opera davanti al carcere aquilano Ritrae il bambino sciolto nell’acido dal boss che celebra il suo arresto 

L’AQUILA. «La mafia fa schifo». E cosa c’è di più schifoso che rapire torturare uccidere e sciogliere nell’acido un bambino, perché non ne resti nulla su cui piangere? Laika – l’ultima e la più misteriosa firma apparsa nell’universo borderline della street art o arte urbana – “graffia” il muro di fronte al carcere delle Costarelle dell’Aquila dove è rinchiuso Matteo Messina Denaro: con la colla attacca nel buio un poster – “Mafia sucks” (la mafia fa schifo) il titolo – con l’immagine del piccolo Giuseppe Di Mattteo che salta sul suo cavallo, disegno che sembra a carboncino ripreso da una delle poche foto del figlio del collaboratore di giustizia Santino straziato dal boss catturato nei giorni scorsi.
Un momento spensierato del ragazzino di allora che oggi esulta per l’arresto del suo assassino. L’opera della Attacchina, come Laika si definisce, è comparsa la notte scorsa al confine tra il comune di Scoppito e la località Costarelle di Preturo, a pochi metri dalla Casa circondariale ed è stata rimossa già in serata. Le ragioni non si conoscono. «Ho realizzato questo poster», racconta l’artista romana senza volto, «qualche giorno prima di leggere le parole di Santino che dichiarava “la vittoria” del figlio, perché con l’arresto di Messina Denaro tutti gli uomini di quell’efferato delitto che all’epoca (era l’11 gennaio del 1996 ndr) sconvolse il paese intero, sono finalmente in carcere». Il titolo ha un significato chiaro: «La mafia fa schifo», afferma Laika, «non credo servano molte altre parole». E poi aggiunge: «Non c’è perdono per persone come Matteo Messina Denaro e per tutto il sistema di cui fa parte. La mafia è un cancro da estirpare, la mafia è nelle istituzioni, nelle azioni, nella mentalità, nella cultura di certa gente. La mafia va combattuta quotidianamente denunciando, senza paura». La street artist ha fatto sue le parole di Giovanni Falcone che diceva: «Chi tace e piega la testa, muore ogni volta che lo fa, chi parla e cammina a testa alta, muore una sola volta». Infine un pensiero rivolto al boss e una dedica dell’artista dal sapore della maledizione biblica: «A Matteo Messina Denaro auguro di vivere più giorni possibile nelle sue condizioni, sapendo adesso, che proprio fuori dalla sua “gabbia” c’è raffigurata una delle sue vittime che esulta per la sua cattura. Dedico quest’opera a Giuseppe ma anche a Nadia Nencioni, a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. A tutte le vittime di mafia».
Laika MCMLIV è spuntata all’improvviso a Roma una notte dell’estate 2019 e non si è più fermata. Il nome che si è data, che dal russo si può tradurre in “Piccolo abbaiatore”, è un omaggio al primo essere nello spazio: la cagnetta il 3 novembre 1957 fu imbarcato a bordo della capsula sovietica Sputnik 2. La data in numeri romani che segue il nome è il 1954, anno di nascita dell’animale. L’Attacchina usa la maschera per esprimere la propria arte senza filtri, preservando il suo privato. Non è importante sapere chi c’è dietro la maschera: davanti c’è una donna che con ironia interpreta la realtà. Che sia attraverso poster, adesivi, murales, graffiti, stencil, quadri, Laika affronta qualsiasi tema, dalle più serie alle più leggere, forte e disincantata. Tra i personaggi oggetto dell sue opere troviamo Daniele De Rossi, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Greta Thunberg e Sonia Hang Zhou, Patrick Zaki e Giulio Regeni, Boris Johnson e Fidel Castro, Gigi Proietti. Di lei racconta il libro “Prima e dopo. La street art e il coronavirus” di Carla Cucchiarelli, una delle maggiori esperte della materia, che nota: «Quando al Tg c’è un servizio su Zaky, lo studente di Bologna in carcere in Egitto, tra le immagini passa sempre un lavoro di Laika: il poster con Giulio Regeni che abbraccia il ragazzo alle spalle e lo rassicura. Laika vuole dire la sua, liberamente, per questo ha scelto l'anonimato totale».