MaggioFest a Teramo riparte dal cinema con “Il buco in testa”

TERAMO. Con il cinema di Antonio Capuano, il più appartato tra i registi della wave partenopea degli anni Novanta, l’associazione culturale Spazio Tre riannoda i fili del 29° MaggioFest proponendone...

TERAMO. Con il cinema di Antonio Capuano, il più appartato tra i registi della wave partenopea degli anni Novanta, l’associazione culturale Spazio Tre riannoda i fili del 29° MaggioFest proponendone la seconda parte dopo gli appuntamenti di giugno e luglio.
Lo storico festival di primavera – cinema, musica, letteratura, teatro – diretto a Teramo dal regista Silvio Araclio, l’anno scorso non si è tenuto causa Covid e quest’anno è ripartito con tenacia resistente, sia pure in ritardo sul canonico mese di maggio e spezzato in due tronconi. Il nuovo appuntamento è domani alle 21 nella multisala Smeraldo, dove sarà proiettato in sala 1 il film di Antonio Capuano “Il buco in testa” (2020, 95’), interpreti Teresa Saponangelo, Tommaso Ragno, Francesco Di Leva, Vincenza Modica, Gea Martire. Il regista sarà presente in videoconferenza per una conversazione col critico cinematografico Leonardo Persia, curatore della sezione cinema “Maggio italiano – Cinema d’autore”. A seguire il decimo lungometraggio del cineasta napoletano, che affronta da una prospettiva privata l’impervio tema degli anni di piombo. Il buco del titolo è la zona oscura nella testa di Maria Serra (Saponangelo) che condiziona la sua vita, ferma al giorno in cui è stato ucciso il padre che non ha mai conosciuto: il vicebrigadiere Mario Serra, in servizio il 14 maggio 1977 a una manifestazione, colpito a morte dalla Beretta di un militante di Autonomia Operaia.
Trent’anni dopo Maria vive a Torre del Greco con la madre Alba che non parla praticamente più, sogna di fare l’insegnante ma intanto si mantiene con lavori precari. La sua solitudine è appena rotta da brevi relazioni, un poliziotto, un insegnante, un ladruncolo di strada. Finché la sua psicologa la incoraggia a incontrare a Milano l’assassino (Ragno) di suo padre, uscito di prigione dopo aver scontato la pena. Maria è decisa ad andare all’incontro, con una pistola. Capuano si è ispirato a un vero fatto di cronaca accaduto a Milano il 14 maggio 1977, l’omicidio del vicebrigadiere della Celere milanese Antonio Custra (per anni giornali e tv ne sbagliarono il nome in Antonino Custrà), ucciso da Mario Ferrandi, militante di AutOp, poi nelle colonne di Prima Linea. Antonio lasciò la moglie incinta. La loro figlia Antonia (morta quattro anni fa) nel 2007 incontrò l’assassino del padre. Alla manifestazione in cui fu ucciso Custra è legata una delle foto simbolo della violenza di strada degli anni di piombo, in cui si vede un autonomo impugnare a due mani una pistola puntata ad altezza d'uomo. «Con il bellissimo “Il buco in testa” il cineasta compie uno strabiliante back to the future», scrive Persia. «Torna al tema rimosso degli anni di piombo, per saldarlo, genialmente, al dramma di un’altra generazione perduta, quella concepita tra i fumi e le lotte dell’ideologia e della politica, e catapultata, per contrappasso, nel mondo global spoliticizzato e post-ideologico. Capuano restituisce la feroce opacità del nostro tempo, parimenti confuso e spietato quanto quel periodo di lotta e di lutto. Sa farlo con l’occhiuta sottigliezza di un saggio combattivo. Più appassionato che distaccato».