televisione

Manzini: «Con Schiavone tocco le nostre zone oscure»

Lo scrittore di origine teatina ha inventato il poliziotto più discusso del momento. «Il mio vicequestore è un uomo fragile e delle polemiche non me ne importa niente»

«Le polemiche? Non mi interessano proprio». E’ secco il commento di Antonio Manzini a chi gli chieda conto delle critiche rivolte da alcuni parlamentari del centrodestra al suo ultimo personaggio (si legga l’articolo in basso). Manzini è asciutto e perentorio come una battuta di dialogo di Rocco Schiavone, il vicequestore inventato dal 52enne scrittore romano e interpretato dall’attore Marco Giallini nella serie che prende il suo nome, trasmessa attualmente da Rai2, diventato, nel giro di un paio di settimane, uno dei personaggi televisivi più discussi. Le polemiche riguardano le abitudini di Schiavone: si fa le canne, gli piace il sesso, parla sporco. Insomma, somiglia a uno di quei detective privati della tradizione del romanzo hard-bolied, un Philip Marlowe o un Sam Spade che vive a Roma invece che a Los Angeles, e indossa (si fa per dire) la divisa della polizia di stato invece degli stazzonati doppiopetti dei private eye degli anni Quaranta. Manzini è romano ma i suoi genitori sono di Chieti. E con l’Abruzzo ha avuto a che fare nel suo romanzo d’esordio, “Sangue marcio” del 2005, che aveva per protagonista un giornalista della redazione dell’Aquila del Centro.

Manzini, come è nato il personaggio di Rocco Schiavone?
Non me lo ricordo.

Possibile?
Be’ diciamo che è nato piano piano nel tempo. Volevo scrivere dei racconti a sfondo poliziesco. Mi piaceva l’idea di raccontare un essere umano pieno di contraddizioni, un personaggio fuori dagli schemi, insomma.

E’ per questo che piace al pubblico?
Non lo so. Non mi aspettavo che piacesse così tanto, comunque. Pensavo che la gente l’avrebbe rifiutato perché Schiavone è una persona antipatica, scorretta, piena di zone oscure.

Non è questo che attrae il pubblico?
Credo che sia questo. Neanche la casa editrice se l’aspettava. La pubblicazione di “Pista nera” (il primo romanzo con protagonista Schiavone ndr) ha rappresentato una sorta di esperimento. Invece, il responso è stato favorevole.

Aveva un modello in testa quando ha inventato questo personaggio?
No. Non sono un esperto di questo genere. Il paragone che viene naturale è quello con il Montalbano di Camilleri, un altro poliziotto fuori dagli schemi. L’unico punto di contatto di Schiavone con Montalbano è la sua umanità, la sua totale fragilità. Ma in Schiavone i difetti sono più evidenti. Montalbano, poi, è più politicamente corretto. Comunque, è un paragone che mi fa immensamente piacere.

La squadra che circonda Schiavone è piena di caratteri come quella che sta intorno a Montalbano: è importante questo?
La squadra c’è perché serve un dialogo, serve che Schiavone abbia a che fare con altri. Mi piace tratteggiare i personaggi secondari. Più del giallo, e del suo meccanismo, mi interessano le persone e la società in cui vivono, i loro problemi, le loro debolezze. Il giallo è una molla narrativa e basta. E’ un buon modo per entrare nelle case della gente.

E’ importante per uno scrittore di storie entrare nelle case della gente?
Sì. E’ importante entrare subito in contatto con l’intimità delle persone. E poi, in queste storie c’è sempre un omicidio di mezzo. Così parli subito con la parte più nascosta e intima delle persone, quella più difficile.

Come influiscono le sue radici abruzzesi sulla sua scrittura?
Dell’Abruzzo ho i ricordi soprattutto di quando andavo a casa di mia nonna a Chieti. Ma francamente non so cosa vogliano dire le radici abruzzesi.

Nella serie televisiva si intravede un gagliardetto della squadra di calcio del Chieti. E’ sulla scrivania di un personaggio abruzzese, l’agente D’Intino. E’ un omaggio alle sue origini?
Non ce l’ho messo io. E’ stata la scenografa. Ma poteva anche essere un gagliardetto del Lanciano. Secondo me, la scenografa neppure sa che sono originario di Chieti.

In Abruzzo ci ritorna qualche volta?
D’estate al mare a Francavilla, ogni tanto.

RIPRODUZIONE RISERVATA