Paolo Belli a L'Aquila: «Sono abruzzese per gola»

Il musicista con la sua band per il concerto della Perdonanza: «Consiglio a tutti di venire sul Gran Sasso. E poi mi ringraziano» 

L’AQUILA. Il Gran Sasso e la bici. Il mare, gli arrosticini e la gente d’Abruzzo. Paolo Belli torna domani all’Aquila con la sua Big Band per il gran concerto della 723ª Perdonanza Celestiniana (piazzale Collemaggio ore 22). Torna con il suo ritmo inconfondibile, ma anche con il suo grande amore per la nostra regione. Lo racconta e si racconta così ai lettori del Centro.
Paolo, qual è il suo rapporto con l’Abruzzo?
Ho la fortuna di conoscere molto bene le vostre zone meravigliose, che non sono nemmeno troppo note, e sono uno di quelli che fa sempre da bravo cicerone quando mi chiedono un consiglio su dove andare a fare le vacanze.
Da dove nasce questo amore?
Innanzitutto dalla mia passione per il ciclismo: lì ci sono dei luoghi straordinari da percorrere in bici. Poi, grazie ai concerti che ho fatto, ho anche tanti amici lì che mi hanno fatto conoscere il vostro lato umano. Ogni volta che qualcuno viene in Abruzzo su mio suggerimento, faccio bella figura, ma siete voi che ve lo meritate. Vi conosco bene, con i vostri pregi e difetti.
E quali sono i difetti degli abruzzesi?
Mi fate mangiare troppo!
Per esempio?
Indovina? Gli arrosticini! Divento matto. La prima volta che me li hanno fatti assaggiare, ho chiesto: “Quanti bisogna mangiarne?”. Mi hanno detto: “Ah, finché vuoi!”. Quando ero al trentesimo e avevo ancora una fame esagerata, mi sono un po’ vergognato… Morale della favola: al centesimo “stecchino”, mi hanno guardato e mi hanno detto: “Tu sei veramente un abruzzese!”.
C’è un luogo in particolare che le piace?
Il Gran Sasso. Ma, davvero, sceglierne uno è riduttivo. Anche il mare è bello. Fin da ragazzino venivo in vacanze a San Vito Chietino. E poi Pescara.

Il tweet di Paolo Belli dopo la "scalata" in bici a Campo Imperatore

Tante passioni, dunque. E quella per la musica come nasce?
Avevo 5 anni. Camminavo per strada con mia madre e fuori da una finestra uscivano delle note di un pianoforte e ho chiesto a mia mamma di portarmi a scuola di piano. Un incontro fortuito o forse voluto da qualcuno dall’alto…
Suonerà a piazza Collemaggio, uno dei luoghi simboli del terremoto aquilano. Quanto può servire la musica ad affrontare anche momenti di dolore?
Quando è successo da noi in Emilia, la notte facevo davvero fatica a mascherare la paura che il terremoto ti mette addosso. E la cosa che facevo sempre prima di cercare di addormentarmi era ascoltare, sul Youtube, la canzone di Noa “La vita è bella”. L’importanza della musica l’ho scoperta lì, nonostante la facessi già da 45 anni. Si dice che la musica sia un linguaggio mandato dall’alto, credo che sia proprio vero.
È credente?
Io nasco poco credente, però vivo una vita meravigliosa grazie alla musica e la musica mi fa entrare in contatto con una dimensione altra. Se è successo a me, che sono un giullare, un bimbo, vuol dire che ci sono dei miracoli e questo mi fa pensare che c’è qualcuno al di sopra di noi.
C’è una sua canzone alla quale è particolarmente legato?
No, non lo direi neanche sotto tortura. Le canzoni sono come dei figli, non puoi scegliere.
E qualcuna che le piacerebbe aver scritto?
Tante! Una su tutte: What a wonderful world di Louis Armstrong, brano che credo sia lo specchio della mia visione della vita. Questo mondo è meraviglioso anche nei momenti bui, come può essere il terremoto, perché sono quei momenti che ci aiutano a migliorare.
Che cosa ascolta?
Tutto. Il mio professore al conservatorio diceva che la musica non si finisce mai di impararla e aveva ragione. Imparo sempre qualcosa, anche da generi, come la latino-americana che sto ascoltando molto in questo periodo, lontani da me.
Progetti per il futuro?
Prima di tutto portare serenità alle persone. Nell’immediato con la tournée; quest’inverno tornerò a teatro e cercherò di portare allegria anche lì. Televisivamente a febbraio mi hanno proposto di fare di nuovo Ballando con le stelle.
Com’è lavorare con Milly Carlucci, abruzzese di nascita tra l’altro?
Fare televisione a Ballando significa fare televisione nella migliore università, al fianco del migliore rettore. Milly con la sua “capa tosta” è molto abruzzese: è la prima ad arrivare sul lavoro, l’ultima ad andare via. Però al ristorante, spero sempre di sedermi lontano da lei: è bravissima anche nell'alimentazione, io faccio 150 chilometri in bici per poi rovinare tutto in mezz’ora a tavola.