Pinacoteca, il nuovo catalogo 

Racconta l’allestimento della galleria di Teramo, curatore Papetti, foto di Anselmi

TERAMO. Sarà pronto a Pasqua il nuovo catalogo della pinacoteca di Teramo. Un appuntamento che diventa traguardo simbolico di rinascita, con la speranza che in primavera i musei siano stati riaperti e sia ripartito almeno il turismo di prossimità.
Ieri nella galleria civica di viale Bovio, presentando il progetto se lo auguravano tutti i protagonisti della pregevole operazione editoriale: i padroni di casa e committenti, il sindaco Gianguido D’Alberto e l’assessore alla cultura Andrea Core, che hanno affidato l’opera a eccellenze professionali; l’editore Giacinto Damiani, che pubblicherà il catalogo con la sua casa Ricerche&Redazioni, realtà ultraventennale; il fotografo Maurizio Anselmi, autore di mostre e libri, che ha fotografato le opere; lo storico dell’arte Stefano Papetti, curatore delle raccolte ascolane, chiamato nel 2018 dall’assessore alla cultura Luigi Ponziani a riallestire la pinacoteca. Strumento agile, in 144 pagine il catalogo racconterà in quadricromia l’attuale allestimento della galleria, 50 tra dipinti e sculture della collezione permanente. Colore, ma pure una sezione in bianco e nero, con le schede delle opere. Già scattate le foto da Anselmi nell’arco di tre giornate di intenso impegno: «Fotografare l’opera d’arte è un lavoro tecnico, capillare, scientifico. Si deve riprodurre il quadro per quello che è, senza alcuna interpretazione. La difficoltà maggiore è stata fotografare le opere scure dei caravaggeschi».
Papetti cura la parte scientifica, con la storica dell’arte Ida Quintiliani. «Il nuovo catalogo è una guida divulgativa, con un numero di pagine acettabile. Non deve essere una Bibbia. Il vecchio catalogo comprendeva tutte le altre opere della pinacoteca, che sono nel deposito e per molte delle quali sarà opportuna una campagna di restauro» ha sottolineato lo storico dell’arte, che nel testo si occupa delle opere più antiche, dal Quattrocento al Settecento, mentre Quintiliani firma la sezione arte moderna, Otto-Novecento. Per ogni sezione un focus su un’opera che la caratterizza, non necessariamente un capolavoro, piuttosto una singolarità, una storia. Come quella scelta per la sala del Seicento, il ritratto della Papessa Giovanna del romano Angelo Caroselli, «uno dei pochi ritratti dell’unica donna diventata pontefice» ha sottolineato Papetti. «Dovremo rivedere anche alcune didascalie nelle sale. Per la prima volta sarà fatta un’indagine all’Archivio di Stato per precisare le provenienze delle opere, oltre che da enti ecclesiastici per donazione di collezionisti».