«Teatri e cinema, una medicina per l’anima» 

Da Gassmann a Cristicchi ai 21mila firmatari dell’appello a Conte sale la protesta. Scotti sui social: contagiato. Lillo ricoverato

PESCARA. Lo sconcerto del mondo dello spettacolo di fronte alla chiusura di cinema e teatri dell’ultimo Dpcm è rimbalzato su Rai Radio1 ieri pomeriggio con Alessandro Gassmann ospite del popolare programma “In Vivavoce”, condotto da Eleonora Belviso e Claudio De Tommasi. «La mia posizione è quella di un normale cittadino che legge i messaggi che arrivano dalla scienza», ha detto l’attore. «I teatri e i cinema hanno fatto un grandissimo sforzo, limitando tantissimo la capienza nelle sale. Sarei curioso di sentire il parere dei medici, vorrei sapere da uno scienziato, un esperto se sia giusto chiudere i cinema e i teatri. È una precauzione necessaria? La cultura è un bene necessario, non possiamo privarcene. Sarebbe minare la società. Mi auguro che questo arresto di cinema e teatri possa durare poco. E che anche i musei possano continuare, con le dovute precauzioni, a fare il loro lavoro. Abbiamo bisogno di questo. È la nostra vita: non soltanto di artisti ma anche di cittadini».
Ma lo stesso sconcerto, misto a indignazione e paura e protesta, ha cominciato a salire dal web sin da pochi minuti dopo la diffusione del decreto domenica ad ora di pranzo per poi dilagare ieri, con la voce di artisti, conduttori, direttori di teatri, attori, cantanti, comici, registi, direttori di scena, lavoratori del dietro le quinte di concerti e set cinematografici, e poi associazioni che riuniscono le varie categorie dello spettacolo che si sono levate a chiedere sì sicurezze economiche, ma soprattutto spiegazioni su una disposizione che colpisce luoghi della cultura all’apparenza sicuri, dove non si sono registrati che un paio di casi di contagio dalla riapertura post lockdown di primavera.
Voci che si sono accavallate con le notizie di nuovi casi di positività al Covid proprio nel mondo dello spettacolo, con Gerry Scotti che sul suo profilo Instagram, sotto una foto che lo ritrae sorridente e rassicurante come sempre, annunciava intorno alle 13 di ieri: «Volevo essere io a dirvelo: ho contratto il Covid-19. Sono a casa, sotto controllo medico. Grazie a tutti per l’affetto e l’interessamento». E poi nel pomeriggio l’aggravarsi dell’attore Lillo, alias Pasquale Petrolo, che assieme a Claudio Gregori compone il duo Lillo&Greg. Il comico aveva rivelato di essere stato contagiato dal Coronavirus nel corso di un collegamento via webcam da casa sua con il Festival del cinema di Salerno, Linea d’Ombra. «È una cosa che dura da 20 giorni», aveva detto dall’isolamento domiciliare, «con dolori fortissimi alle ossa e alle ginocchia. Ma voglio rassicurarvi, sto sul pezzo». Poi, a distanza di poche ore, l’aggravamento e il trasferimento in ospedale. Ieri dunque sulla pagina Instagram dell’attore la conferma del ricovero. «È un’influenza moltiplicata per dieci. Io so perché me lo sono preso», ha scritto in un post, «so di aver fatto una “stronzata”, non la rifarei, anche perché a causa di questa “stronzata” me lo sono preso. Si può fare tutto, ma in sicurezza. Bisogna stare molto attenti. È un virus di una forza devastante. Non è successo al cinema», ha sottolineato Lillo pensando al contagio, «il cinema rispettando le regole è un posto molto sicuro. C’è una distanza calcolata tra le persone, bisogna indossare la mascherine per tutta la proiezione. Ma se ti va di vedere un film al cinema lo puoi fare veramente senza alcun tipo di pericolo».
Intanto Simone Cristicchi, l’artista del teatro canzone direttore del Tsa scriveva su Facebook: «Ciao Teatro. E così si torna a casa. Per l’ennesima volta. Repliche annullate, alcune rimandate, quelle programmate ma chissà se confermate. Tanti dubbi, quanta approssimazione, senso di offesa, amarezza. Giudicati alla stregua di fast food. I teatri, luoghi sacri, uniche isole rimaste dove bere acqua di sorgente. Siamo maghi, saltimbanchi, donne scimmia, forzuti e fragili, spesso invisibili: siamo uomini e donne del fantastico mondo dello spettacolo. Quelli che vi fanno ridere, piangere, sopravvivere al Nulla che avanza. Non siamo indispensabili? Semplicemente siamo, e per questo, anche noi, sacri».
Un modo poetico per unirsi alla veemenza del presidente dello stesso Teatro Stabile d’Abruzzo Pietrangelo Buttafuoco, che aveva parlato in una nota stampa di «inspiegabile accanimento nel chiudere i teatri, silenziare lo spettacolo che è medicina per la gente in un contesto psicologico così pesante come l’attuale».
E sin da subito sono state aperte petizioni. Cultura Italiae ha lanciato un appello proprio per chiedere di mantenere aperti i luoghi della cultura. In poche ore sono state raccolte oltre 21 mila firme e la petizione cresce velocemente continuando a ricevere sottoscrizioni. L’appello, che evidenzia «conseguenze nefaste sull’intero comparto culturale e sullo spirito dei cittadini», è partito da una lettera che Angelo Argento, presidente di Cultura Italiae, ha indirizzato al presidente del consiglio Giuseppe Conte e al ministro per i beni e le attività culturali, Dario Franceschini. «I lavoratori dello spettacolo dal vivo», si legge nella missiva, «hanno messo il loro straordinario e personale impegno per riaprire Teatri e Cinema nel pieno rispetto dei protocolli per la tutela della salute. Essi sono luoghi sicuri dove il pubblico è seduto con mascherina. L’uscita e l’entrata sono regolati e rispettano il distanziamento. Questi luoghi rappresentano oggi un esempio virtuoso di gestione degli spazi pubblici in epoca di pandemia».
«Abbiamo riconquistato faticosamente il nostro pubblico», prosegue la lettera, «spesso titubante e confuso da una comunicazione altalenante e ansiogena, a riacquistare i biglietti, rassicurandolo sulla certezza degli spettacoli e sulla scrupolosa adozione di tutte le misure di sicurezza. Abbiamo riavviato l’attività di produzione degli spettacoli sospesi, investendo pertanto nuovamente per il loro riallestimento». E sono stati riprogrammati tour, concerti e uscite cinematografiche con «enormi rischi «nonostante lo stato di incertezza dominante». «Abbiamo fatto rientrare tutti i dipendenti dalla Cig, garantendo loro non solo la giusta retribuzione ma soprattutto la dignità del lavoro», ricorda Argento nella lettera tra gli altri sostenuta da Claudia Gerini: «Faccio parte di Unita, Unione nazionale di interpreti dell’audiovisivo, teatro e spettacoli dal vivo e ci siamo attivati già da ieri notte. Vogliamo in tutti i modi far sentire la nostra voce, siamo più di 500 isctitti e abbiamo già condiviso la tua lettera».