Teramano accoltellato alla gola dalla sua amante

12 Marzo 2016

È morto così Corrado Valentini, idraulico trapiantato a Roma: la donna albanese che lo ha ucciso ha poi dato fuoco al cadavere lasciato nel furgone. I carabinieri l'hanno fermata: a tradirla telefono e telecamere

ROMA. Sono arrivati insieme nella piazza a bordo di furgoncino, hanno parcheggiato, ma dopo 15 minuti la donna è uscita da sola, mentre dall'abitacolo partiva una fiammata. In quel breve lasso di tempo Mihali Teuta, una albanese di 65 anni, ha colpito alla gola con un coltello da cucina Corrado Valentini, un idraulico di 59 anni originario di Teramo, e poi gli ha dato fuoco. I due, amanti, avevano una relazione burrascosa e forse lui voleva lasciarla. Il delitto è avvenuto lo scorso 9 marzo a 30 chilometri da Roma, a Marina di San Nicola, località balneare nel comune di Ladispoli. Un delitto filmato nei suoi agghiaccianti particolari dalle telecamere installate dall'omonimo consorzio di Marina di San Nicola.

I due in passato avevano avuto una relazione e recentemente avevano ripreso a sentirsi e vedersi. Ma forse l'uomo non era convinto di riprendere il rapporto. Da qui il folle gesto della donna. La straniera, una casalinga, era residente a Ladispoli, mentre l'uomo viveva a Ponte Galeria, quartiere periferico della Capitale, insieme alla moglie. All'inizio la donna, rintracciata grazie ai tabulati telefonici, ha provato a negare ma poi ha confessato e ha fatto anche trovare il coltello da cucina che le era servito per uccidere il suo amante, il cui corpo è stato trovato in parte carbonizzato.

Nel primo pomeriggio di giovedì la centrale operativa della compagnia di Civitavecchia è stata avvisata dai carabinieri della stazione di Ponte Galeria che avevano segnalato la possibile presenza nel comune di Ladispoli dell'artigiano di cui era stata denunciata dalla moglie la scomparsa nella serata di mercoledì. Verso le 16 i carabinieri hanno rintracciato il furgone dell'idraulico, un Fiat Doblò in piazzale della Lucertola a Marina di San Nicola: all'interno c'era il cadavere in parte carbonizzato e tantissimo sangue. Sono così intervenuti i carabinieri ed il medico legale, il quale ha accertato che il decesso era avvenuto per una coltellata inferta all'altezza della gola. Nel frattempo gli investigatori hanno visionato le immagini riprese dalle numerose telecamere presenti nell'area. Ed hanno accertato che il furgoncino, con a bordo un uomo e una donna, era arrivato intorno alle 17.30 del 9 marzo. Poi alle 17.45 era uscita soltanto la donna, irriconoscibile, perché aveva il volto coperto dal cappuccio di un piumino. Contemporaneamente a bordo del furgoncino era partita una vistosa fiammata. Visionando i tabulati del telefono di Valentini, gli investigatori hanno trovato varie chiamate a e da quello della donna e l’hanno rintracciata. Dopo una iniziale titubanza, la 65enne ha ammesso le sue responsabilità e ha fatto ritrovare l'arma, che aveva ripulito dopo l'omicidio e cercato di nascondere nel furgoncino tra gli attrezzi da lavoro. Ha fatto ritrovare anche gli indumenti che indossava al momento del delitto, di cui in parte si era disfatta lungo il percorso per rientrare a Ladispoli.

Ieri la donna è stata sottoposta a fermo di pg per omicidio volontario e tentata distruzione di cadavere. Ora si trova nella casa circondariale di Civitavecchia.