A Celano una festa oltre gli steccati

Cantelmi riceve una targa dal Comune. Santilli: i giovani prendano esempio

CELANO. Un 25 aprile come festa di tutti, al di là degli steccati e delle divisioni ideologiche che erroneamente hanno caratterizzato per molto tempo la ricorrenza. Una liberazione che venga vista dai giovani come un dono che hanno ricevuto, una libertà frutto di sacrifici e non scontata, come molti oggi pensano. Questi i punti salienti del lungo e articolato discorso che il sindaco di Celano, Settimio Santilli, ha tenuto in piazza IV Novembre in occasione del 71° anniversario della Liberazione. Una giornata piena di eventi quella di ieri, un anniversario che per Celano quest’anno ha rappresentato un qualcosa di più, grazie al conferimento della medaglia della Liberazione disposta dal ministero della Difesa e consegnata dal Prefetto dell’Aquila all’onorevole Giancarlo Cantelmi. Una onorificenza molto importante e prestigiosa che il noto avvocato celanese ha voluto dedicare alla sua città. «Qui ho vissuto la mia vita», ha detto Cantelmi nel corso della cerimonia che l’amministrazione comunale gli ha organizzato nella sala consiliare, «momenti belli e brutti, ma posso affermare che questa medaglia mi ha riempito di gioia e commozione».

Il sindaco Santilli ha donato una targa a Cantelmi a nome della città, evidenziando nel suo discorso le doti dell’onorevole e di come i giovani di quei tempi abbiamo messo da parte tutto per la libertà dell’Italia. Il vicesindaco Filippo Piccone ha spiegato come il 25 aprile potrebbe diventare per l’Italia una data che inorgoglisca tutti. «I tempi», ha detto, «sono ormai maturi affinché questa data non abbia etichette, ma appartenga a tutti gli italiani». Anche il consigliere di minoranza Graziella Cantelmi, nipote dell’onorevole, ha voluto evidenziare «l’importanza della medaglia per Celano e per tutti quelli che allora lottarono per la nazione» e ha espresso «grande orgoglio per il riconoscimento a zio Gianni». La medaglia a Cantelmi è un riconoscimento anche alla sua famiglia, tutti partigiani, dal padre Felice, ai fratelli Vittorio, dirigente partigiano, e Armando.

Dante Cardamone

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