CELANO

Accusato di stupro, assolto dopo 10 anni 

Incubo finito per Alessandro Della Rocca: «La mia vita stravolta dal carcere». Chiederà un risarcimento

CELANO. Assolto perché il fatto non sussiste: con questa formula la Corte d’Appello di Perugia ha scritto la parola fine alla vicenda giudiziaria di Alessandro Della Rocca, il celanese accusato di aver violentato una ragazza del posto.
Una vicenda giudiziaria iniziata nel 2007. Della Rocca venne accusato di avere abusato sessualmente di una giovane. Un’accusa infamante che lo portò in carcere. Una detenzione preventiva. Ma in cella, Della Rocca vi è rimasto per un anno e sei giorni.
Ieri la sentenza dei giudici della Corte d’Appello del capoluogo umbro, ai quali la Cassazione si era rivolta per riformulare la sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila (il giovane era stato condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione).
«Non mi sembra ancora vero poter mettere la parola fine a questa bruttissima vicenda giudiziaria», afferma Della Rocca, «nell’aula giudiziaria mi sono emozionato. Una bella notizia che è arrivata in un giorno per me importantissimo, visto che è il compleanno di mio figlio. La mia vita, per tantissimi anni, è stata stravolta da accuse pesanti e infamanti. Sono stato accusato di un reato odioso che, come la Corte di Perugia ha sentenziato, non ho mai commesso. Giustizia è stata fatta, anche se devo dire che la mia prima vittoria l’ho avuta quando ho sentito la vicinanza e soprattutto la fiducia della gente che fin dal primo momento non ha creduto a questa falsa storia. Finalmente è finito un incubo, ora guardo al futuro con più serenità, pensando alla mia famiglia e al mio lavoro».
Soddisfatti gli avvocati di Della Rocca, Domenicantonio Angeloni e Pierluigi D’Amore. «Chiudiamo una brutta vicenda», ha sottolineato l’avvocato Angeloni, «il mio assistito era accusato di ben 4 reati, per tre arrivò l’assoluzione già in primo grado, per uno invece il tribunale di Avezzano lo condannò a 3 anni e 6 mesi, ridotti dalla Corte d’Appello dell’Aquila a 2 anni e 4 mesi. La Cassazione, dandoci ragione, ha rinviato alla Corte d’Appello di Perugia che ha ripristinato la verità dei fatti». I legali hanno evidenziato che si attiveranno per chiedere i danni per l’ingiusta detenzione.
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