«Amici alpini, qui siete a casa»

L’arcivescovo Petrocchi: «La gente dell’Aquila è riconoscente e vi vuole bene»
L’AQUILA. «Vi consideriamo di casa: perciò, sentitevi in famiglia tra di noi. Carissimi alpini, la Chiesa dell’Aquila vi saluta con stima e simpatia: siate i benvenuti». Così l’arcivescovo metropolita Giuseppe Petrocchi in una nota in occasione della prossima Adunata nazionale alpini.
«Ci sono note», scrive il presule, «la coinvolgente cordialità e la fattiva solidarietà che da sempre caratterizzano la vostra fisionomia, associativa e personale. La gente dell’Aquila vi vuole bene, lo sapete! E questo affetto – profondo e grato – ve lo siete guadagnato “sul campo”. Tutti, qui, ricordano la vostra “prossimità concreta” e la grande generosità che avete dimostrato nei giorni tristi del terremoto. Siete accorsi subito e con una dedizione commovente: sono forti, tra la nostra popolazione, i sentimenti di apprezzamento e di riconoscenza nei vostri confronti».
«Tanti aquilani», prosegue monsignor Petrocchi, «sfileranno con voi, portando con fierezza il cappello con la “lunga penna nera”, che è il vostro inconfondibile distintivo. Percorrendo le strade e le piazze della nostra Città potrete vedere ancora le “piaghe” provocate dal terremoto che ha colpito l’intera zona del “cratere”, sei anni fa. Così come capirete che è incancellabile il dolore per le 309 vittime di quel cataclisma. Ma insieme a queste ferite (che segnano, ma non sfigurano il volto architettonico e culturale di una tra le più affascinanti città d’Italia) potrete anche cogliere le testimonianze dell’Aquila che risorge: più bella e più forte di prima. La scelta di venire all’Aquila per il Raduno nazionale», aggiunge il pastore della Chiesa aquilana, «testimonia la vostra “vicinanza partecipe” e la salda decisione di portare un contributo sincero alla rinascita di questa Città. La grande festa, che ci prepariamo a vivere, sarà anche il segno di una sintonia di pensiero e della coesione dei cuori, che rappresentano forze vive e vincenti: cioè, capaci di avanzare sulle strade dell’ umanesimo integrale, mirato a promuovere la piena realizzazione di ogni uomo e di tutto l’uomo. Vi saluto, uno a uno, con una forte stretta di mano», scrive infine l’arcivescovo Petrocchi.
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