Amiternum, dagli scavi spuntano altre sorprese

Trovato un monastero di epoca medievale, sotto c’era una domus nobiliare L’archeologo Redi: abbiamo individuato tombe non utilizzate del XII e XIII secolo

L’AQUILA. Nel cuore dell’antica città di Amiternum, nella zona denominata Campo Santa Maria, vicino all’anfiteatro romano, un monastero benedettino, in epoca medievale, ha preso il posto di una delle più grandi domus nobiliari. È la suggestiva ipotesi a cui sta lavorando in questi giorni l’équipe di archeologi guidata dal docente dell’Ateneo aquilano Fabio Redi. I lavori, finanziati dal Comune per un importo complessivo di 25mila euro e dalla ditta Cingoli per 8mila, sono diretti congiuntamente con Rosanna Tuteri, della Soprintendenza unica per il cratere. Nello scavo, che terminerà nel mese di ottobre, sono impegnati studenti di diverse università italiane e spagnole.

«Il ritrovamento di una domus di età romana del II-I secolo avanti Cristo, risale allo scorso anno», spiega Redi. «Nella stessa campagna sono stati rinvenuti anche un’altra domus di II-III secolo, un battistero di V secolo, corrispondente all’età dei vescovi di Amiternum, un altro di V-VI secolo e una chiesa grande a tre navate, con un’abside, di settimo secolo, quindi longobarda».

Sempre lo scorso anno sono stati portati alla luce anche due battisteri di legno dell’VIII secolo e sepolture infantili. «Abbiamo poi trovato 28 tombe disposte a L scavate nella terra, ma mai utilizzate», spiega il professore, «forse riconducibili alla nascita della città dell’Aquila e alla fine di questo insediamento». Nei mesi scorsi è stata ampliata l’area di scavo alla ricerca della cattedrale corrispondente ai battisteri di V-VI secolo. «Per ora questa cattedrale non è stata individuata», dice Redi. «Abbiamo però trovato altre tombe di XII-XIII secolo, anch’esse riempite di pietre e mai utilizzate, che compongono con quelle precedenti una struttura a U. Le tombe probabilmente dovevano girare intorno a un chiostro. Lo scavo poi ha portato alla luce una fossa fusoria per una campana di XII secolo e una fucina, databile più o meno allo stesso periodo».

Resti che fanno pensare a una continuità dell’insediamento tra l’età romana e quella medievale. L’attenzione degli archeologi, tuttavia, si è incentrata soprattutto sulle fasi di utilizzo della domus. «Si potrebbe trattare di una domus dell’aristocrazia di Amiternum, ma anche di una famiglia consolare romana. È perciò molto probabile che in quel luogo fosse stata impiantata l’insula episcopalis e che la prima cattedrale fosse stata una domus ecclesiae: una stanza di questa domus destinata a chiesa, all’inizio del IV secolo, se non prima», continua il docente. «Sappiamo che la cattedrale nella prima metà del IX secolo venne ridotta a pieve, chiesa battesimale, perché il vescovo si spostò a Rieti dopo l’occupazione violenta da parte dei longobardi. Poco dopo l’abbazia carolingia di Farfa, nel Reatino, fondò una sua dipendenza importante, Santa Maria di Lauriano, proprio nel territorio amiternino. Il chiostro che abbiamo trovato con le tombe potrebbe appartenere, dunque, a quest’ultima. Ma i documenti continuano a parlarci della pieve di Santa Maria in civitate. Le due cose non possono coincidere. Una questione da dirimere con ulteriori indagini».

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