Appalti e terremoto. L'amico del clan nel comitato d'affari

Nell'inchiesta sugli appalti del dopo terremoto spunta anche il nome di Giovanni Guglielmi, Provveditore alle Opere Pubbliche. E si indaga su Antonio Di Nardo, funzionario del ministero e «amico» di Guglielmi. Di Nardo viene collegato, dalla direzione investigativa antimafia di Napoli, al clan dei Casalesi.

L'AQUILA. Giovanni Guglielmi è responsabile del Provveditorato interregionale alle Opere pubbliche Lazio-Abruzzo-Sardegna e il suo nome ricorre spesso nelle 20 mila pagine dattiloscritte che raccontano i legami tra controllori e controllati. Dialoghi e rapporti molto disinvolti. Imprenditori, magistrati, funzionari pubblici, intermediari. E c’è chi scalda i muscoli già da giugno 2009. La sera del 24, infatti, come contenuto nelle carte del procedimento, l’imprenditore Riccardo Fusi, che fa parte della Btp consorziata con le tre ditte aquilane nel «Federico II», parla al telefono dell’«amico Verdini», il coordinatore nazionale del Pdl indagato per corruzione. «Il mio amico dovevo vederlo ma lui ha avuto un problema...». Intanto Fusi apprende un’anticipazione: il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi sarà nominato commissario e quindi occorre muoversi con rapidità e «secondo le intese già prestabilite». «Ascolta me...il nuovo commissario sarà il presidente...già pronto il decreto...muoviamoci con quell’ottica lì, velocemente». I contatti sono frequenti anche col soggetto attuatore della ricostruzione, il Provveditore interregionale alle opere pubbliche Lazio-Abruzzo-Sardegna. Anche un giudice della Corte dei Conti, Mario Sancetta, presidente della sezione regionale di controllo della Campania, si chiede chi sia il provveditore «lì all’Aquila». La domanda viene rivolta proprio ad Antonio Di Nardo, nato a Giugliano (Napoli) ma residente a Mentana (Roma), dipendente del ministero per le Infrastrutture e, secondo la Procura toscana, «gestore occulto» del Consorzio Stabile Novus che, per i carabinieri del Ros, raccoglie «personaggi contigui a strutture criminali di stampo mafioso finalizzate al controllo degli appalti pubblici». Di Nardo, che per gli investigatori, ha interesse agli appalti in Abruzzo così come Francesco Maria De Vito Piscicelli, rassicura il giudice Sancetta: «Il provveditore è questo di Roma, che ha competenze per l’Abruzzo. E l’altro, di rimando: «Aah, buono, allora lì bisogna muoversi. Ed è bene che lo si faccia subito».
«MATURA O NO?». Il 25 giugno, un dialogo tra Sancetta e l’imprenditore napoletano Rocco Lamino, altro socio del consorzio Novus, evidenzia che a breve, per Giovanni Guglielmi, sarà possibile prospettare qualcosa di concreto. Dice Sancetta: «Finalmente sono riuscito adesso a parlare con quello...con Gianni e dico ma ’sta cosa matura o no? mi dicono in settimana prossima ci vediamo. Stiamo insieme una sera e parliamo...però io oggi ho parlato con uno che sta vicino a Fini...che è quello che sostiene lui per l’Anas...e lui mi diceva che siccome anche la Lega adesso lo appoggia...a questo Guglielmi...quindi vorrebbero riuscire...». Il 3 luglio altro aggiornamento. Sancetta dice a Lamino: «io ho chiamato il...Gianni che mi ha detto che lui stava tornando dall’Aquila...tutti i giorni all’Aquila...m’ha detto che appena capita qualche cosa di buono, senz’altro».
LA PIZZA. Guglielmi e Di Nardo parlano spesso al telefono. Quest’ultimo, il 10 agosto, invita Guglielmi a cena. Di Nardo, chiamato al telefono, propone: «Ho pensato che stavi a Roma solo, ho detto se stasera gli viene voglia ci mangiamo una pizza». Guglielmi declina l’invito dicendo di essere all’Aquila. «Ti ringrazio ma sto all’Aquila... Antò... domani a che ora vengo... no arrivo verso le 9,30 così alle 10 ci pigliamo un caffè». Alla fine, l’incontro tra i due avviene alle 6,43 del 24 agosto quando Guglielmi dice a Di Nardo di raggiungerlo a casa. «Sali un attimo e poi dopo...secondo piano...la scala in fondo».
«INSISTI A GUGLIELMI». Il 24 luglio, come emerge dagli atti dell’inchiesta, ancora il magistrato Sancetta mette al corrente l’imprenditore Lamino sui suoi contatti «per far ottenere lavori alla Lara costruzioni srl» e riferisce di aver avuto un abboccamento «con la Todini». Aggiunge di voler «insistere con Guglielmi per i lavori post-terremoto». Lamino si lamenta così: «Oggi ho saputo due altre cose, preside’...che due delle persone hanno preso degli appalti diretti...veramente...io a settembre...noi stiamo inseriti nelle imprese di fiducia del provveditorato alle opere pubbliche dell’Aquila e non siamo stati ancora chiamati e altre persone già hanno preso degli appalti diretti senza essere nell’elenco...allora scriviamo due lettere di protesta perché sappiano nome, cognome che ha preso l’appalto diretto non essendo neanche nell’elenco delle imprese di fiducia...quindi veniamo sempre fatti fuori per le persone che lavorano che devono essere fatte fuori, è questo...». E Sancetta chiosa: «Ma Antonio a che gioco sta giocando?».
24 ORE DOPO. Ma le prime telefonate tra il funzionario Di Nardo e il giudice Sancetta avvengono già 24 ore dopo il terremoto, quando comincia la corsa agli appalti. Sancetta chiama Di Nardo: vuol fissare al più presto un incontro col provveditore alle opere pubbliche Guglielmi. Sancetta: «Senta, volevo dirle questo...in relazione a questa cosa del terremoto...pensavo che si poteva stabilire un contatto con...quello che sta qui che abbiamo visto l’altra volta». Di Nardo: «Come no!». «Allora, come ci vogliamo muovere?». Il magistrato della Corte dei Conti insiste con Di Nardo: «Gli dica che gli vuol parlare Sancetta». Di Nardo fornisce il numero di telefonino a Guglielmi che richiama il magistrato, ma non è il momento giusto. «Mi dispiace che poi mi ha chiamato quello...intanto che c’era il presidente della Corte... non mi sono potuto fermare». Sancetta: «...Meglio muoversi tempestivamente, no?». Dopo l’incontro, Sancetta ricontatta Lamino precisando che Guglielmi si è detto «a disposizione».