Assistenza ai disabili Appello dell’Aptdh: serve sede più ampia

La presidente: da due anni aspettiamo risposte dal Comune Il problema riguarda soprattutto l’attività del centro diurno

L’AQUILA. Doveva essere una sede provvisoria, ma invece, a quasi sette anni dal terremoto, il container dove si ritrovano i “ragazzi” dell’Aptdh, somiglia sempre più a una soluzione definitiva. Quel modulo provvisorio, acquistato con i fondi dell’associazione, ora è diventato troppo piccolo per soddisfare le necessità dei diciotto disabili che ogni giorno frequentano la struttura. «Sono due anni», afferma la presidente, Anna Rita Felici, «che chiediamo al Comune una sede più ampia. Il sindaco Cialente dice che ce la sta mettendo tutta, ma un po’ di concretezza oltre alle promesse non guasterebbe. Nessuno, fino a questo momento, è stato in grado di dare una soluzione». Secondo la presidente Felici per poter svolgere tutte le attività in programma, le diciotto persone diversamente abili che fanno riferimento all’Aptdh avrebbero bisogno di uno spazio almeno equivalente alla vecchia sede di via Asmara, danneggiata dal sisma e in attesa di essere abbattuta. Il centro diurno, con una superficie di duecento metri quadrati, si trovava in un edificio di proprietà dell’Ater. Il container dove attualmente si svolgono i laboratori di attività manuali è grande la metà. «Cento metri quadrati sono pochi», aggiunge Anna Rita Felici, «per poter dare a tutti i nostri ragazzi la possibilità di seguire i corsi». Alla struttura afferiscono anche persone non più giovanissime, alcune delle quali con handicap gravi. «Abbiamo continuato a svolgere tutte le attività», aggiunge la presidente, «nonostante le forti limitazioni imposte dai disastrosi eventi sismici del 2009, attività volte come sempre all’assistenza, alla riabilitazione, alla promozione umana e civile dei portatori di handicap, alla loro integrazione sociale, allo sviluppo delle loro capacità e potenzialità. Per questo chiediamo all’amministrazione comunale e alla dirigenza politica locale una sistemazione più idonea, in una struttura stabile e consona, stante l’enorme difficoltà ad assistere diciotto disabili con diverse patologie in uno spazio esiguo e precario quale quello di un container». L’associazione dispone anche di una sede diurna nel Progetto Case di Bazzano per l’attuazione di un progetto sperimentale per la riabilitazione e il trattamento dell’autismo e del disturbo generalizzato dello sviluppo, e di un progetto sperimentale di residenzialità temporanea finanziato nel 2015 dalla Tavola Valdese. Quello che manca è uno spazio adeguato per le attività del centro diurno. «Siamo preoccupati», ha concluso la presidente, «perché per buona parte dei soggetti assistiti, col passare degli anni e l’invecchiamento delle famiglie, potrebbe non bastare più quanto l’associazione è attualmente in grado di offrire, necessitando essi di un’assistenza specifica e continua che non può essere assicurata dalla sola azione del volontariato. Il bacino d’utenza dell’Aptdh è essenzialmente composto da portatori di handicap usciti dall’obbligo scolastico, che senza di noi sarebbero solo a totale carico delle famiglie».(red.aq)

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