Ateneo aquilano ok nel ranking mondiale

Soddisfatto il rettore: siamo all’853° posto su ben oltre tremila enti di ricerca di 106 Paesi

L’AQUILA. L’Università dell’Aquila si posiziona all’853° posto su 3290 istituzioni di ricerca di 106 Paesi del mondo. Anche a livello europeo la performance è buona con un 315° posto su 1.058 istituzioni. Un risultato ancora più significativo, se si considerano le difficoltà determinate dal sisma del 2009.

Il Sir World Report è la più completa classifica delle istituzioni di ricerca nel mondo. Il rapporto valuta le istituzioni che hanno pubblicato almeno 100 lavori scientifici nell’anno 2010. Il periodo di riferimento, per l’edizione 2012, è il quadriennio 2006 – 2010.Su 3290 istituzioni di ricerca di 106 paesi nel mondo, l’Università dell’Aquila si posiziona al 853° posto, confermando ( con un miglioramento) la performance del 2011, che lo vedeva occupare il 795° posto su 3042 istituzioni, molto prossimo quindi al top 25%. Anche a livello europeo la performance è buona con un 315° posto su 1.058 istituzioni.

Il Report, oltre a misurare la quantità di articoli pubblicati, ne valuta la qualità scientifica . L’Ateneo risulta avere un Impatto Normalizzato pari a 1.3: ciò significa che i suoi lavori scientifici sono stati citati il 30% in più rispetto ai valori medi dei rispettivi ambiti disciplinari. Si tratta decisamente di un valore lusinghiero. «L’uscita dell’edizione 2012 del Sir World Report», sottolinea il rettore Ferdinando di Orio, «offre l’opportunità di una valutazione imparziale della qualità della ricerca che si conferma una buona istituzione di ricerca a livello mondiale e una delle migliori del Centro-Sud. È questo un risultato ancora più significativo, se si considera che il periodo di riferimento comprende l’anno del terremoto. Sono stati anni cruciali per la città dell’Aquila e per il suo Ateneo e l’attenta valutazione dei risultati scientifici ottenuti può contribuire a dare un giudizio basato su parametri oggettivi, validi a livello internazionale, su come l’Università li abbia affrontati. «Risultati importanti», conclude di Orio, «che rappresentano i migliori presupposti per guardare con fiducia al futuro del nostro Ateneo».

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