Avezzano, classe con 16 stranieri e 7 italiani: rivolta delle mamme a scuola 

Nel plesso scolastico Marini-Collodi il preside fa retromarcia: «Rimodulate le presenze, i ragazzi di altri Paesi saranno sempre di più». Ma una delle madri lascia l’istituto: «Siamo stati discriminati»

AVEZZANO. Sedici bimbi stranieri in una classe con 23 alunni. Così le mamme dei sette italiani vanno su tutte le furie e decidono di trasferire i figli in un’altra scuola. È accaduto all’istituto per l’infanzia di via Bolzano-via Pereto. La scuola è corsa ai ripari e ha rimodulato le classi suddividendo i bambini stranieri tra le altre sezioni. Nel plesso scolastico “Marini Collodi” la presenza di stranieri è particolarmente significativa e, secondo i dati e le previsioni del provveditorato agli studi dell’Aquila, col passare del tempo ci sarà un aumento costante di bambini di altre nazionalità.
COSA È ACCADUTO. L’episodio ha spinto i genitori a coinvolgere anche il sindaco di Avezzano, Gabriele De Angelis, chiamato in causa per intervenire sulla vicenda. «Carissimo sindaco», scrive una madre su Facebook direttamente sulla pagina ufficiale del primo cittadino, «sono rimasta molto delusa dalla scuola materna di via Pereto, dove avevo iscritto mio figlio».

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«MIO FIGLIO TRASFERITO». «In una classe di 23 bambini, 16 extra-comunitari e 7 italiani. Non sono razzista e voglio pure capire l’integrazione di queste persone», chiarisce Gessica Piccinini, «ma in questo modo è stata fatta discriminando l’italiano, il popolo che l’ha votata. Non parlano affatto l’italiano e quindi le maestre quale percorso scolastico avrebbero potuto fare? Mio figlio cosa avrebbe potuto imparare? Morale della favola, i 7 bambini italiani hanno cambiato scuola materna. Grazie sindaco e grazie Italia. Continuiamo sempre a dare precedenza a loro e mandiamo indietro l’italiano». Alla fine la mamma ha trasferito il figlio alla scuola Sant’Isidoro di via Nuova, che è la più vicina alla sua abitazione, ma che è una scuola privata e non pubblica come quella di via Pereto.
LE REAZIONI. La presa di posizione ha però suscitato reazioni anche da parte di chi non la pensa allo stesso modo. Significativa la risposta di un’altra mamma, Tiziana Ippoliti, che avrebbe adottato un atteggiamento più paziente. «Secondo me avresti dovuto aspettare e valutare il lavoro delle maestre», spiega, «l’anno scorso mi sono trovata davanti allo stesso “problema”, se così vogliamo chiamarlo. Mia figlia era in una classe di 9 bambini e solo lei era italiana. Morale: le maestre hanno fatto un lavoro fantastico e il 15 di ottobre sapevano leggere tutti. Inoltre, tra di loro, sono molto uniti. Non dico che è facile, soprattutto per noi genitori, ma non possiamo pensare di risolvere le cose cambiando la scuola. Gli stranieri ci sono e dobbiamo cercare di convivere al meglio».

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I NUMERI. Il caso di Avezzano rappresenta solo un segnale di una situazione che sta cambiando in tutta la provincia e in tutta Italia. In Abruzzo la presenza di alunni e studenti stranieri è del 7,23%, oltre 13mila ragazzi, rispetto al 9,48 dell’Italia dove sono 806mila. Di questi, la percentuale più significativa è quella della Provincia dell’Aquila che si aggira intorno al 10%, seguita dalla provincia di Teramo con il 9 per cento. Determinante per il dato aquilano è la presenza di stranieri nella Marsica dove la percentuale raggiunge anche punte del 30 per cento. La più bassa è Pescara con solo il 5 per cento, mentre Chieti è intorno al 6 per cento.
PARLA IL PRESIDE. «Nel caso della classe di via Pereto», afferma il dirigente scolastico Pier Giorgio Basile, «abbiamo deciso di rimodulare la presenza degli alunni in tutte le classi. La presenza di alunni stranieri è importante nella nostra scuola, ma è ovvio che sia così e sarà sempre di più, basta guardare l’andamento demografico. È ora che tutti si abituino alla nuova realtà, che poi è una opportunità. È necessario attivare progetti di intercultura che permettano la massima integrazione. La cosa peggiore, con questi numeri, è pensare alle riserve indiane e auto ghettizzarsi con classi di soli italiani, una sorta di segregazione al contrario».
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