Camusso: troppi anziani soli nei nuovi quartieri

La leader nazionale della Cgil boccia la realizzazione della new town: un delirio Poi attacca: basta con le emergenze continue in Italia, no ai commissariamenti

L'AQUILA. Chi voleva costruire una new town all'Aquila «ha delirato». Ha usato un termine forte ieri mattina il segretario generale della Cgil Susanna Camusso nel suo intervento al convegno sulla nuova fase della ricostruzione, riferendosi all’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che parlò di costruire una nuova città all’indomani del sisma.

Il «delirio», per la Camusso, è di chi nell’immediato post-terremoto aveva pensato di creare una «L’Aquila2» in attesa di ricostruire il capoluogo devastato dal sisma. O di non ricostruirlo mai più. «Non si può pensare di dividere la popolazione dalla sua città, che costituisce l’identità degli individui e della comunità», ha detto la Camusso. «Ma adesso siamo in una nuova fase e per fortuna il delirio di qualcuno è ormai il passato». Dunque, per la Camusso, all’Aquila siamo al momento giusto per «partire con la ricostruzione». Per ricostruire bisogna, però, «prima chiudere con il passato», ha aggiunto. «Sapere che c’è stato un momento in cui si è delirato parlando di costruire una new town ci dimostra che non si è perso per sempre e che un altro futuro è possibile». Perché si deve dire no alla new town? Per la Camusso il motivo è evidente: «Lì sparisce l’idea di collettività e ognuno fa per sé». «È vero, esistono nel mondo e in Italia esempi di città fondate dal nulla. Ma non sono esperimenti felici», ha spiegato. Critiche, dunque, ai 19 nuovi insediamenti del Progetto Case: «Sono piccoli quartieri separati dal resto della città».

Per la Camusso, che ha anche affrontato gli argomenti nazionali che le stanno più a cuore, come il lavoro, la crisi occupazionale, la tutela del patrimonio culturale e artistico, l’equità sociale e la necessità di costruire un welfare efficiente, L’Aquila può essere «un simbolo positivo di rinascita per tutto il Paese, dopo essere stata a lungo simbolo negativo di distruzione e burocrazia». Ma c’è, secondo la leader del principale sindacato italiano, «la variabile tempo che va riempita. C’è già il tempo troppo lungo dell’emergenza alle nostre spalle. Adesso dovete ripartire indicando qual è il cuore della città. L’Aquila ha un cuore, ed è costituito dalla sua storia e dalla vocazione di città universitaria».

Altro aspetto che la Camusso ha evidenziato è la situazione sociale. «Ci sono molti anziani soli. La prima responsabilità degli amministratori», ha insistito, «è non aumentare la loro solitudine». Infine, l’attacco al sistema della gestione delle emergenze: «Se tutte le emergenze venissero affrontate con regole normali, cambierebbe molto in Italia. Aboliamo l’istituto del commissariamento», ha detto, «perenne alibi a non prendersi le responsabilità delle proprie scelte».

Marianna Gianforte

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