Canistro, i dirigenti della Regione nello stabilimento Santa Croce con i carabinieri

Blitz per "rientrare in possesso del bene". Secondo la Regione l'azienda ha continuato a prelevare acqua nonostante la revoca della concessione

L'AQUILA. Dirigenti e personale della Regione Abruzzo accompagnati nella sede dello stabilimento dove si produce l'acqua Santa Croce, marchio di livello nazionale che si trova a Canistro. L'obiettivo, come conferma il vice presidente della Giunta regionale con delega alle Attività produttive, Giovanni Lolli, è quello «di rientrare in possesso del bene con relativi dati e documenti perché condizione necessaria per lanciare il nuovo bando per affidare la concessione a settembre. Abbiamo chiesto la presenza dei carabinieri perché l'altra volta non ci hanno fatto entrare e non ci hanno consegnato quanto richiesto per legge». L'azienda ha annunciato una nota stampa «dopo che si sarà capito il motivo della visita».

Tra la Regione e la Santa Croce spa è in atto un contenzioso giudiziario e un braccio di ferro dopo che la dirigente regionale del servizio attività estrattive e risorse territoriali, Iris Flacco, nei giorni scorsi ha presentato una denuncia alle autorità competenti, tra cui le Procure della Repubblica di Avezzano e L'Aquila, contro la Sorgente Santa Croce Spa di Canistro, per violazione dei sigilli perché, secondo quanto sarebbe emerso dai controlli ufficiali la società avrebbe continuato a captare acqua nonostante il divieto intimato lo scorso mese di ottobre dallo stesso ente regionale.

I sigilli erano stati apposti dopo la revoca, alla luce di un precedente bando, della concessione - peraltro affidata dalla Regione in via provvisoria alla Santa Croce spa - a causa di documentazione ritenuta non regolare dalla Regione, in particolare per il documento unico di regolarità contributiva (Durc). La Regione ha sporto denuncia anche per la mancata consegna della documentazione e della riconsegna del bene in un precedente sopralluogo alla presenza dei militari. Ma l'azienda, acquisita alcuni anni fa dall'imprenditore molisano Camillo Colella, ha risposto annunciando a sua volte denunce ed esposti alla magistratura.

«Non è un accanimento verso nessuno - spiega ancora Lolli -, noi vogliamo avere le carte per poter fare il bando. Se ci sono state violazioni starà all'autorità giudiziaria rilevarle».