in tribunale

Capistrello, lo sparatore non può uscire di casa di notte

Il calciatore 23enne arrestato domenica mattina dai carabinieri adesso ha l’obbligo di dimora tutte le notti dalle ore 22 alle 7. La titolare del locale: «Siamo ancora sotto choc»

CAPISTRELLO. Non ha saputo dare spiegazioni di quei colpi sparati uno a terra, in un bar affollato di gente, e uno in aria, che avrebbero anche potuto uccidere qualcuno. Si è avvalso della facoltà di non rispondere Simone Di Felice, 23enne perito agrario di Capistrello, arrestato domenica mattina dai carabinieri della locale stazione.

Ieri mattina è comparso in tribunale ad Avezzano per rispondere all’interrogatorio da parte del giudice Anna Carla Mastelli e, accompagnato dall’avvocato difensore Angelo Romiti, ha scelto la strada del silenzio. Il giovane, molto conosciuto nel suo paese, dove gioca nel ruolo di difensore centrale nella squadra di Capistrello impegnata nel campionato di Eccellenza, è attualmente disoccupato e avrebbe dichiarato di avere avuto già qualche guaio con la giustizia. Sia l’arresto sia il sequestro del fucile sono stati convalidati e il giudice ha stabilito, per il calciatore, l’obbligo di dimora a Capistrello, con il divieto di uscire dalla propria abitazione dalle 22 alle sette. Accogliendo la richiesta dell’avvocato Romiti, il dibattimento è stato sospeso e rinviato all’udienza fissata per il 12 aprile dell’anno prossimo. L’avvocato ha già espresso l’intenzione di voler ricorrere al patteggiamento e di chiedere la sospensione della pena, previo risarcimento del danno.

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Intanto, emergono nuovi particolari su quanto è accaduto sabato sera nel bar Crazy, in piazza Centrale a Capistrello, sulla strada per Castellafiume. «Era una sera come un’altra», ha raccontato la proprietaria del bar Catia Ortenzi. «Con me nel bar c’era mia figlia che ha dovuto assistere a uno “spettacolo” terribile. Abbiamo avuto tanta paura. Siamo ancora sconvolte per quanto abbiamo subìto, sarebbe potuta accadere veramente una tragedia. Non mi interessa il risarcimento del danno», ha aggiunto. «Voglio solo che chi ha agito così pericolosamente, davanti a noi e a i nostri clienti, risponda di ciò che ha fatto davanti a un giudice».

Secondo la ricostruzione dei carabinieri, al comando del maresciallo Corrado Di Gregorio, intervenuti sul posto, il 23enne era nel bar con altre persone quando, a un certo punto, si è allontanato con un altro ragazzo per poi rientrare qualche minuto dopo imbracciando un fucile. Un primo colpo lo ha sparato a terra, bucando il pavimento, e un secondo fuori dal locale, dove nel frattempo era stato trascinato da alcuni clienti. Poi è fuggito facendo perdere le sue tracce. Grazie alle prime testimonianze, i militari sono subito arrivati a recuperare il fucile. Lo hanno trovato nascosto nella casa del suo legittimo proprietario. A prenderlo era stato A.B., 22 anni, amico di Di Felice e figlio del proprietario dell’arma, regolarmente registrata. A.B. è stato denunciato. Il 23enne, invece, è stato fermato poi la mattina e arrestato. «Io ero proprio di fronte a lui quando ha sparato», ha detto ancora molto provata Denise Puglia, la figlia di Ortenzi. «Eravamo allegri perché era una bella serata e stavamo lavorando bene. Mia madre poco prima aveva postato su Facebook le foto. Ci stavamo divertendo, ciò che è accaduto è incomprensibile». «Domenica non sono riuscita ad aprire», ha aggiunto Ortenzi. «Ero ancora terrorizzata. Adesso però devo tornare al lavoro perché ho una famiglia a cui pensare».

Magda Tirabassi

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