Casa dello studente: "Mancavano le staffe nei pilastri"

Ecco i nuovi particolari dalla perizia della Procura. Lacune strutturali mai valutate durante le varie fasi di adeguamento via via subite dall’edificio

L’AQUILA. «Gli edifici in cemento armato crollati all’Aquila a causa della scossa sismica delle 3.32 del sei aprile sono meno dell’1% del numero totale degli immobili realizzati, sempre in cemento armato, in città. Questa circostanza, pur nella possibile variabilità dovuta ad eventuali effetti locali, indica generalmente che solo in alcuni specifici casi si sono realizzate le condizioni per il collasso».

È quanto si afferma, tra l’altro, nella perizia sul crollo della Casa dello studente, dove hanno perso la vita otto ragazzi, redatta dai consulenti incaricati dalla Procura della Repubblica.

Un crollo, così come già scritto, provocato da una serie di «errori» che potevano essere evitati, e non dalla violenza del sisma «di magnitudo moderato». Concause che vanno «dalla mancata previsione nel progetto di un pilastro nell’ala nord collassata, alla non disposizione - da parte dell’impresa esecutrice - delle staffe di armatura dei pilastri all’interno dei nodi della struttura, così come previsto dal progetto».

E ancora, il calcestruzzo fortemente disomogeneo, tanto «da potersi definire localmente scadente e complessivamente di qualità inferiore rispetto alle specifiche progettuali. Nonché l’assenza - nel corso degli anni - di lavori di adeguamento per quel che riguarda le strutture dell’edificio». Infine, «i danni alle strutture provocati dalla cattiva posa in opera degli impianti termici, idrici ed elettrici».

Secondo i due principali periti della Procura Francesco Benedettini e Antonello Salvatori, «eliminando tutti i difetti sopra menzionati, è ragionevole ipotizzare che l’ala nord non sarebbe crollata a causa del terremoto».

Dunque, errori progettuali e di esecuzione dei lavori. Ma non solo. «Durante le varie fasi di adeguamento funzionale subite dal fabbricato» rilevano i periti «tutte le lacune strutturali emerse dalla nostra precedente disamina non risultano mai essere state oggetto di valutazione da parte dei responsabili dell’amministrazione dello stabile, dei vari progettisti, dei direttori dei lavori, delle imprese e da tutte le figure professionali che, per un motivo o l’altro, si sono occupate della vita dell’edificio. Tutti i lavori commissionati hanno interessato solamente elementi e parti non strutturali. Anche le modifiche alle configurazioni di peso dell’edificio (spostamento o costruzione di nuovi tramezzi, inserimento di pannelli solari in copertura), per quanto risulta ai consulenti tecnici, non sono state oggetto di alcuna minima considerazione sul loro impatto (nullo, minimo o rilevante che esso sia), sul comportamento struttturale delle singole parti o dell’insieme strutturale».

Per i periti «questo atteggiamento negligente ha fatto preferire costantemente lavori di cura estetica-funzionale dell’edificio, mentre non sono mai stati rivolti ad assicurare agli abitanti dell’immobile una costruzione solida e rispondente alle normative vigenti in tema di sicurezza strutturale».

Sempre secondo la perizia disposta dalla Procura, «alcune lavorazioni - quali la demolizione di parti di calcestruzzo di travi e pilastri per consentire il passaggio e l’allocamento di tubazioni e canalizzazioni - eseguite durante ristrutturazioni e adeguamenti funzionali, hanno prodotto effetti molto negativi su alcuni elementi strutturali, come è stato possibile rilevare dai sopralluoghi nelle due ali superstiti dell’edificio. Infatti, molto spesso la posa in opera degli impianti ha comportato un notevole danneggiamento di elementi strutturali».

Poi, per quanto concerne le necessarie procedure di manutezione, nei passaggi di proprietà dell’edificio progettato nel 1965, «dalle informazioni e dagli atti documentali reperiti, non risulta essere mai stato richiesto, né eseguito, alcun controllo atto ad avere cognizione delle capacità di resistenza del palazzo ai carichi verticali e alle azioni orizzontali. Il fabbricato che, a parere dei periti, «già nasceva con una concezione strutturale non adatta alla resistenza al terremoto, tale è rimasto anche quando è diventato un edificio pubblico, per di più utilizzato come alloggio per gli studenti».

Per i periti, insomma, «il collasso dell’ala nord è prevalentemente dovuto a carenze specifiche e non al terremoto».

LE VITTIME. I morti nel crollo: Marco Alviani, Luciana Capuano, Davide Centofanti, Alessia Cruciano, Francesco Esposito, Hussein Hamade, Luca Lunari.