Cavalli in chiesa Ora scatta l’indagine per vilipendio

Carabinieri a Campo Imperatore, sentiti alcuni testimoni Danneggiamento e malgoverno di animali le altre ipotesi

L’AQUILA. L’indignazione del popolo del web, l’indagine dei carabinieri, la riflessione della Curia e del vescovo cui spetta la valutazione del livello di «profanazione» del luogo sacro per applicare le norme del diritto canonico, che impongono, in determinati casi, riti penitenziali per cancellare la «macchia».

La scorribanda dei turisti stranieri, svizzeri secondo quanto riferito da alcuni testimoni, che hanno lasciato i loro cavalli nella chiesa della Madonna della Neve di Campo Imperatore, a quota 2200 metri, fa ancora discutere. La vicenda si sta dipanando su più fronti, mentre degli escursionisti accusati di aver lasciato i loro animali nel luogo sacro ormai non c’è traccia da diversi giorni. Sono partiti la mattina dopo la «bravata», che avrebbe potuto avere conseguenze peggiori se il gruppo non fosse stato ricondotto alla ragione dai testimoni dello «scempio».

Ieri mattina i carabinieri sono saliti in quota per ascoltare alcuni testimoni di quanto accaduto. I quali hanno ribadito quanto dichiarato al Centro dall’imprenditore Paolo Pecilli che gestisce l’albergo. I turisti hanno deciso di mettere i cavalli nella chiesa nonostante le rimostranze sue e degli altri presenti. La permanenza degli animali è durata circa un’ora, poi sono stati portati fuori. Ma a quel punto avevano già sporcato il pavimento con le loro deiezioni.

Difficile, se non impossibile, risalire all’identità dei misteriosi «cavalieri». Il loro nome, infatti, non figura nel registro dell’albergo. Tra l’altro, secondo quanto si è appreso, uno degli escursionisti ha dormito su un divano in un’area del rifugio che, come prevede la consuetudine dei luoghi di montagna, rimane sempre aperta, giorno e notte, estate e inverno, proprio per permettere il suo utilizzo in caso di necessità.

Le ipotesi di reato sulle quali si indaga, al momento, sono quelle di danneggiamento, offese a una confessione religiosa mediante vilipendio o danneggiamento di cose, omessa custodia e malgoverno di animali. In particolare, nel caso del danneggiamento, la pena per i responsabili può andare dai 6 mesi ai 3 anni di carcere e si procede d’ufficio in quanto il fatto è commesso su un edificio destinato all’esercizio di un culto.

Le norme della Chiesa, invece, demandano all’ordinario del luogo (il vescovo) la valutazione della gravità della profanazione, anche per stabilire eventuali riti riparatori. In ogni caso, a norma del canone 1238 comma 2 del Codice di diritto canonico, «gli altari, fissi o mobili, non perdono la dedicazione o la benedizione per il fatto che la chiesa o altro luogo sacro siano ridotti a usi profani».

Infine, il fatto che la chiesa visitata e benedetta da Karol Wojtyla nel 1993 sia stata, seppur in via temporanea, trasformata in ricovero per cavalli non piace affatto al popolo del web, che invoca maggiore vigilanza per il futuro e chiede che vengano individuati e puniti gli autori del gesto.

©RIPRODUZIONE RISERVATA