Centrale del gas, il governo accelera Così Sulmona è priorità nazionale 

Si vuole rovesciare la direzione dei flussi (da Sud verso Nord) dopo la chiusura dei rubinetti in Friuli Snam ha preventivato di spendere due miliardi anticipando l’arrivo dell’infrastruttura al 2027 

SULMONA. Uno dei primi, principali obiettivi del nuovo governo che nascerà è la realizzazione della centrale di compressione del gas prevista in località Case Pente a Sulmona. Perché, ripensando l’attuale rete di distribuzione di Snam, si vuole rovesciare la direzione prevalente dei flussi di gas in Italia, non più da Nord verso Sud ma l’esatto contrario, visto che Mosca sta ormai chiudendo i rubinetti dal punto di ingresso di Tarvisio, in Friuli Venezia Giulia.
Il governo e Snam lavoreranno alla costruzione di tre nuove tratte di metanodotti sulla linea adriatica e, appunto, la nuova centrale di compressione di Sulmona, in un nuovo snodo che i progettisti definiscono strategico per consentire l’indipendenza energetica. Una strategia che in passato ha trovato una fermissima opposizione dall’Abruzzo. Ma dopo la rottura delle relazioni con la Russia, primo fornitore di metano nel 2021 con 29 miliardi di metri cubi (il 38% del nostro fabbisogno), il governo uscente a guida Draghi è stato costretto a firmare una serie di accordi con altri Paesi per diversificare gli approvvigionamenti. Conferendo ad Algeria ed Azerbaijan una centralità nelle forniture, potenziando i flussi da Mazara del Vallo in Sicilia (ingresso del gas da Algeri) e da Melendugno, in Puglia, ingresso del metano azero tramite il Tap. La rete però va inevitabilmente rivista, perché la particolare conformazione manifatturiera del Paese sbilancia la domanda di gas verso Nord – a cominciare da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna – per il fabbisogno delle grandi fabbriche energivore “affamate” di metano e di elettricità, quest’ultima trasformata dalle centrali termoelettriche a gas, materia prima che incide quasi al 50% nel nostro mix energetico. Come ben spiega un reportage del Corriere della Sera.
Ragione per cui uno dei primi provvedimenti che dovrà prendere il nuovo governo retto da Fratelli d’Italia è dare il via libera alla centrale di compressione a Sulmona, che servirebbe a spingere verso Nord il gas che arriva da Sud, compensando così le forniture russe che via via si stanno riducendo a zero, come comunicato da Gazprom e Eni. Il progetto è pronto. L’impianto di Snam a Sulmona vale 180 milioni di investimento, ha avuto l’ok per la valutazione di impatto ambientale già nel 2018 ma è rimasto in coda perché le priorità erano altre. Ora serve l’ultima valutazione di fattibilità del governo dopo il contestato iter di approvazione di quattro regioni – Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche – che hanno messo alcuni vincoli (superabili) alla realizzazione delle tratte, sotto la pressione dei comitati ecologisti preoccupati dalle ricadute sociali, ambientali e sismiche. Il gestore Snam ha preventivato di spendere due miliardi anticipando la realizzazione dell’intera infrastruttura al 2027, dal 2030 originariamente previsto, proprio per le nuove sfide imposte dalla geopolitica. Alla centrale di compressione vanno «agganciati» tre gasdotti della lunghezza complessiva di 443 chilometri: il tratto Sulmona-Foligno, in attesa dei successivi passi autorizzativi del ministero della Transizione ecologica attualmente guidato da Roberto Cingolani; quello Foligno-Sestino a cui manca l’approvazione dello stesso dicastero; e la tratta Sestino-Minerbio, la cui autorizzazione alla costruzione è stata rilasciata. Il progetto contribuirebbe a incrementare la capacità di trasporto per circa 10 miliardi di metri cubi all’anno. Flussi che non sono univocamente attribuibili a Tap e Transmed, ma potenzialmente provenienti anche dagli altri punti di ingresso del Centro-Sud o da eventuali nuovi progetti di importazione. Il tema si lega a doppio filo al posizionamento dei rigassificatori: quello di Piombino in Toscana (fine marzo dell’anno prossimo?) e l’altro a Ravenna (fine 2023?).