Centri estivi chiusi Botta e risposta sulla riapertura 

Romano (Italia viva) sollecita il Comune a fare presto L’assessore Bignotti: «La gestione è di imprese private»

L’AQUILA. «I centri estivi vanno riaperti subito». Il consigliere comunale di Italia Viva Paolo Romano chiama in ballo l’assessore Francesco Bignotti, ricordando che «dai primi di giugno sono diverse le regioni in cui ripartiranno, l’Emilia Romagna, il Veneto, il Piemonte, mentre l’Abruzzo e in particolare il comune dell’Aquila prendono tempo». Bignotti replica a stretto giro di posta: «Le riaperture solo a partire dal 15 giugno e non è l’amministrazione comunale che li gestisce, bensì imprese private o associazioni».
BOTTA E RISPOSTA. Dunque, per Bignotti si fa sta facendo «solo sterile polemica», mentre Romano consiglia: «Basta perdere tempo, conquistiamolo facendo sopralluoghi con gli operatori nei luoghi in cui i centri estivi svolgeranno le proprie attività. Diamo un esempio concreto di come anche sul nostro territorio si possa ripartire. Meno comunicazione, più lavoro». Secondo Romano, «analogo atteggiamento deve riguardare la spesa delle risorse destinate ai centri estivi: il Comune è in ritardo nei pagamenti 2019 e fatica ancora a redigere l’avviso per modalità e criteri di assegnazione dei fondi 2020, ai quali si sommeranno le risorse stanziate dal decreto Rilancio. Il lavoro della ministra Bonetti ha trovato ampio spazio nel provvedimento e le va dato il merito di risposte che si attendevano da tempo a favore delle famiglie: gli enti locali avranno 185 milioni per organizzare le attività educative e le famiglie potranno utilizzare i voucher baby-sitter per pagare i centri estivi». Distante la posizione di Bignotti: «Non si può non sottolineare che proprio a causa delle fumose linee guida del governo, di cui fa parte il partito politico di chi oggi critica l’operato di questo assessorato», risponde, «tutti gli operatori del settore sono in grossa difficoltà nel far ripartire le attività considerando anche che le rette che dovrebbero sostenere gli utenti, proprio per compensare i maggiori oneri da sostenere o i minori introiti dovuti al minor numero di bambini ospitabili, andrebbero a incrementarsi notevolmente». Per Bignotti, «a oggi non si sa cosa sarà delle attività educative dei bambini ricompresi nella fascia di età 0-3 anni, visto che per ora si è solo delineato un quadro a tinte fosche per i bambini di età superiore ai 3 anni. Si parla anche di risorse stanziate dal governo, ma sarebbe utile capirne la natura e l’entità, visto che non c'è ancora nessuna evidenza di quante siano le somme destinate al Comune e le modalità di spesa delle stesse».