Centro di vaccinazione da sei anni nel container

Una mamma denuncia: «Locali affollati e non dignitosi per i bimbi da vaccinare» Il direttore dell’Asl aquilana Silveri: «A dicembre via dalla struttura temporanea»

L’AQUILA. Cartelli penzolanti appesi con lo scotch, cattivi odori, un solo ambiente per l’accoglienza e l’attesa degli utenti, lo stesso, tra l’altro, in cui si trova il frigorifero dei medicinali alla mercé di tutti (per gli spazi angusti non ci sono altri punti in cui posizionarlo). Ditelo ai bambini ammassati in attesa del vaccino che «entro dicembre il centro Vaccinazioni sarà spostato in un edificio vero». A denunciare la situazione di precarietà delle strutture e di carenza di personale in cui si trova il centro di Vaccinazioni è una mamma aquilana, che si fa portavoce di altri genitori. Per i bambini non ha molta importanza che tra un mese la struttura dov’è stato trasferito “provvisoriamente” il servizio Vaccinazioni, all’interno del fatiscente presidio ospedaliero di Collemaggio, venga smantellata, come promette il manager Giancarlo Silveri, spostando finalmente il centro Vaccinazioni «o all’interno del San Salvatore oppure della Medicina legale, sempre a Collemaggio». Per i bambini che già vivono il vaccino come un’esperienza terribile, conta il qui e ora. Dopo quasi sette anni dal sisma che ha danneggiato tanti locali ospedalieri i vaccini (non solo dei bambini, ma anche persone che si preparano ad affrontare un viaggio, studenti e stranieri) si fanno ancora in una struttura in lamiera, calda d’estate e umida d’inverno, in un contesto di abbandono e sporcizia in cui si trova l’intera area di Collemaggio. Un grande parco che potrebbe essere un gioiello non solo per i servizi sanitari, ma anche per l’attività sportiva, visto che in tanti vi fanno jogging, e che invece è un ritrovo di cani randagi. «Mia figlia soffre di diabete mellito, quando sono andata a farle il vaccino ho trovato il container super affollato», racconta la donna, «e una situazione non dignitosa per i bambini». Cartelli penzolanti, un ambiente maleodorante e poco spazio vitale in cui i bambini non potevano muoversi. «Condizioni discutibili e di scarso igiene», aggiunge. «Invece i bambini sono “sacri” e hanno bisogno di essere accolti in modo diverso, con delicatezza e non ammassati in uno spazio risicato in attesa, per chi è fortunato, di fare il vaccino». La mamma fa notare, infatti, che vengono vaccinate soltanto le prime 30 persone, a causa evidentemente della carenza di personale, con il rischio di dover tornare a casa senza aver fatto il vaccino. «È possibile che un genitore debba perdere ore di lavoro inutilmente perché arriva trentunesimo?», chiede. Per Silveri, che intanto dice che s’informerà sulla questione degli orari, «sarebbe troppo bello poter rispondere alle singole esigenze...».

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