Cialente, il giorno dello sfogo"Cantieri a rischio anche nel 2011"

Lo sfogo dopo le dimissioni, la maggioranza cerca voti. Il Viminale: niente voto a maggio

L'AQUILA. Il Viminale chiude la porta al voto a maggio, Cialente riappare in pubblico e fa il pieno di abbracci in ospedale dove, lui pneumologo, partecipa all'assemblea dei medici sul caos sanità. Poi lo sfogo: «Rischiamo un altro anno di stop».

IN OSPEDALE. La maggioranza continua la ricerca di voti utili per rimanere in piedi. Il sindaco torna ad affacciarsi, in mattinata, anche nella sede comunale provvisoria. Poi, alle 14, è in ospedale, il suo vecchio luogo di lavoro, accolto dai colleghi con sorrisi e abbracci. Grandi attestati di solidarietà al sindaco dimissionario. Al terzo giorno di crisi Cialente dispensa sorrisi e strette di mano e racconta: «L'altra notte ho sognato di essere in ospedale a fare un consulto. E non era un brutto sogno».

Incalzato dai cronisti, prima oppone un secco «No comment» sulla vicenda delle sue dimissioni, poi si lascia andare a qualche dichiarazione: «Qualunque cosa io stia facendo, e soprattutto dopo il terremoto, lo faccio nell'interesse della città, degli aquilani e delle aquilane. È assolutamente necessario che venga fuori la verità. Sono molto preoccupato del fatto che, dopo il 2010, anche il 2011 passi senza cantieri aperti. La situazione è davvero drammatica. E credetemi, non ho mai fatto niente pensando a me».

E su quella verità nascosta, dice poco: «È un problema che deve venire fuori. Basti pensare che, in una città terremotata, eravamo sul punto di perdere un ospedale». Anche il vicepresidente del consiglio regionale Giorgio De Matteis, che lo affianca durante il tavolo dedicato ai problemi dell'ospedale aquilano, è di poche parole e preferisce non commentare le dimissioni del sindaco. Salvo poi rivolgersi a Cialente in questo modo: «Checché ne dica, per me è ancora il sindaco».

LA CERCA DEI VOTI. Prosegue la caccia al voto utile per puntellare la maggioranza di centrosinistra. La giornata politica vive anche sul caso-Rivera che al mattino invoca Gabrielli e alla sera parla di «provocazione» e firma anche lui la fiducia al sindaco dimissionario. Una cerca che va avanti senza soste e che coinvolge, in queste ore, non soltanto il centrosinistra ma tutta la galassia di partiti, partitini e movimenti che a un anno dalla scadenza elettorale sono comparsi in consiglio comunale dove i cambi di casacca sono ormai all'ordine del giorno.

IL VIMINALE. Dal ministero dell'Interno, intanto, arriva la conferma di quello che tutti sapevano fin dall'inizio di questa crisi comunale. Impossibile votare a maggio. Impensabile un agganciamento al referendum di giugno. Al sindaco lo ribadisce lo stesso titolare del Viminale Roberto Maroni, che lo richiama dopo la telefonata dell'altro giorno nella quale Cialente chiedeva lumi e, soprattutto, una deroga per legare anche L'Aquila al treno della consultazione amministrativa prevista per il 15 e 16 maggio. Nessuna possibilità, nessun margine di manovra visti i temi così stretti.

Del resto, se Cialente non avrà ripensamenti, le sue dimissioni dalla carica di sindaco avranno efficacia piena il 28 marzo, con conseguente scioglimento del consiglio comunale, decadenza della giunta e successiva nomina di un commissario prefettizio per la gestione dell'ordinaria amministrazione fino a nuove elezioni. Lo spettro di un anno di commissariamento è una delle leve sulle quali stanno agendo le «colombe» per portare a casa il ripensamento.

IL BILANCIO. Cialente è tornato a bussare alla porta di Letta. Ha chiamato anche il Quirinale, anche se ufficialmente soltanto per perorare la causa dei precari Asl. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha confortato il sindaco al telefono e lo ha rassicurato circa la disponibilità del governo a far arrivare le risorse necessarie per poter varare il bilancio di previsione. Soldi che devono ancora arrivare. (ha collaborato Romana Scopano)

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