Commercio, la crisi si fa sentire

Cioni e Donatelli: servono subito serie politiche di rilancio altrimenti sarà il tracollo totale

L'AQUILA. «Il 2012 è stato l’anno horribilis per il settore del terziario. I dati raccolti nelle ultime settimane raccontano il dramma che vivono migliaia di aziende in provincia dell’Aquila».

L’analisi è della Confcommercio, che stila un bilancio pesantissimo: crollo dei consumi, investimenti scarsi e imprenditori sempre più in difficoltà. E lancia la mobilitazione della categoria. «L’impennata di tasse e tariffe combinate», affermano Roberto Donatelli, presidente della Confcommercio, e Celso Cioni, direttore regionale, «ha creato una miscela esplosiva per il settore del commercio e dell’artigianato. Centinaia di aziende, nella nostra provincia, hanno chiuso l’anno appena trascorso in negativo. Un dramma che in pochissimi ascoltano perché fa sempre più rumore la crisi di una grande impresa rispetto a quella di tante piccole aziende che hanno lo stesso peso sul piano degli effetti economici e occupazionali». Un tracollo riconducibile, secondo la Confcommercio «alla stangata Imu, a cui si aggiungerà il temuto debutto della Tares, l’imposta di soggiorno. La misura è più che colma. È arrivato il momento che chi governa il territorio ascolti la voce del sistema delle microimprese, vessato e allo stremo. È indispensabile arginare una pressione fiscale che non ha precedenti, prima che sia troppo tardi». Dall’indagine condotta dalla Confcommercio sugli associati della provincia aquilana sono emersi dati allarmanti: nel 2012 la maggior parte dei commercianti e degli artigiani non ha fatto investimenti e ha dichiarato una diminuzione del fatturato. Di conseguenza, niente assunzioni e il rischio di una flessione occupazionale. «Il peso della crisi», sottolinea la Confcommercio, «continuerà a crescere in assenza di politiche di rilancio dei consumi e di un diverso approccio del sistema bancario, finora poco sensibile alle difficoltà delle piccole imprese. Risultano negative anche le previsioni per il futuro: oltre l’80 per cento dei soci intervistati non intravede soluzioni a breve termine. Se le istituzioni locali non prenderanno consapevolezza della situazione, nell’anno in corso il tracollo sarà inevitabile. Lanciamo lo stato di mobilitazione generale: non possiamo rimanere inermi di fronte allo sterminio del piccolo commercio». (m.p.)

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