il delitto del fucino

Condanna a 10 anni per l’omicidio di un connazionale

AVEZZANO. È stato condannato a dieci anni di reclusione per aver ucciso con una grossa pietra il connazionale Abdelhadi Lem Saadi (foto), e aver gettato il corpo in un pozzo. Hammadi El Ghiabi, 27...

AVEZZANO. È stato condannato a dieci anni di reclusione per aver ucciso con una grossa pietra il connazionale Abdelhadi Lem Saadi (foto), e aver gettato il corpo in un pozzo. Hammadi El Ghiabi, 27 anni, il marocchino reo confesso accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere, ha ottenuto le attenuanti generiche dopo il processo di primo grado davanti al giudice del tribunale di Avezzano, Stefano Venturini. Il giovane straniero era stato arrestato a dicembre dopo le indagini riguardanti la scomparsa di un marocchino residente a Trasacco. I familiari avevano lanciato l'allarme perché da più di un giorno si erano perse le sue tracce. Le indagini dei carabinieri avevano portato dritti al 27enne che, in un primo momento, si era detto all'oscuro di tutto. L'omicidio, secondo quanto emerso dal processo, sarebbe avvenuto alla metà di dicembre dopo una lite scaturita per un prestito non restituito di cento euro. Dopo la colluttazione avvenuta a Strada 37, nel Comune di Trasacco, l'omicida, difeso dall'avvocato Leonardo Casciere, avrebbe caricato il connazionale in auto, vagando per tre ore, forse più, nelle vie del Fucino, prima di abbandonare il corpo in un pozzo per l'irrigazione nella zona della frazione di Paterno, nella speranza che il cadavere non venisse più ritrovato. I pozzi per l'irrigazione, infatti, vengono riaperti a primavera ma il corpo, a quel punto, sarebbe stato irriconoscibile e non identificabile. Secondo la difesa, il marocchino voleva portare in ospedale il ferito ma poi, accortosi dell'avvenuto decesso, avrebbe cambiato idea. L'inchiesta è stata condotta dal pubblico ministero, Maurizio Maria Cerrato. L'omicida in un primo tempo avrebbe tentato di occultare le prove, per simulare l'estraneità ai fatti, ma successivamente, forse per il senso di rimorso, avrebbe deciso di presentarsi in caserma, a Trasacco, e confessare. Per la parte civile l'avvocato Rosita Di Lorenzo.

Pietro Guida

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