Confartigianato in rosso Troppi debiti, rischio crac

Si dimette il consiglio direttivo presieduto dall’imprenditore Taffo Nel mirino la gestione 2009-2012, società di revisione al lavoro sui bilanci

L’AQUILA. Conti desolatamente in rosso. Una situazione insanabile, per la Confartigianato L’Aquila, tanto da spingere il consiglio direttivo, guidato da circa un anno dall’imprenditore Angelo Taffo, che è anche presidente regionale dell’associazione, a rassegnare le dimissioni e ad affidare a una società di revisione la ricostruzione contabile per la certificazione del debito. Sotto la lente d’ingrandimento i bilanci e la gestione degli ultimi anni di attività della Confartigianato. Con particolare attenzione a quelli che vanno dal 2009 al 2012, ovvero agli ultimi anni di gestione dell’era Lombardo che alla Confartigianato aquilana ha ricoperto, per un decennio, il ruolo di presidente. Incarico lasciato nel 2012 dopo una condanna, passata in giudicato, per usura. E dal lavoro della società di revisione contabile sarebbe emerso un «buco» di circa 700mila euro. Una somma enorme, troppo alta per poter pensare a un’operazione di salvataggio dell’associazione. Cosicché, quella di portare i libri contabili in tribunale sembra essere l’unica strada percorribile per la Confartigianato che deciderà poi in sede regionale e nazionale se costituirsi parte civile nei confronti dei responsabili del disastro economico dell’associazione. «Abbiamo rassegnato le dimissioni a fine febbraio», spiega Taffo, «quando abbiamo compreso che i conti erano tutt’altro che a posto. Siamo stati sommersi da richieste di pagamento da parte di Equitalia. E non solo. Abbiamo lasciato, affidando a questa società di revisione il compito di ricostruire la situazione contabile di Confartigianato. Un disastro che appare insanabile. A questo punto vedremo con i vertici nazionali cosa fare e se ripartire con una nuova associazione».

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