De Matteis: Cialente divide la città

La replica al primo cittadino: ormai è lontano dalla realtà

L'AQUILA. «La logica di Cialente è il dividi e comanda». Rompe un silenzio di settimane il vicepresidente vicario del consiglio regionale Giorgio De Matteis finora il principale antagonista di Cialente nella battaglia per le amministrative.

L'INCUBO. «Credo», fa osservare De Matteis, «di essere diventato un incubo per Cialente, più noto come il sindaco che divide, il sindaco della conflittualità, al punto da essere quotidianamente al centro della sua confusa azione. Non posso che ringraziarlo per questa pubblicità gratuita», dice il candidato dell'Aquila città aperta chiamato in causa da Cialente nell'intervista pubblicata sul Centro di ieri.

«Assistiamo, in questi ultimi giorni di esistenza della sua amministrazione, all'affannosa e caotica presentazione di piani strategici, di ricostruzione, della mobilità, per le aree bianche: tutti scatoloni vuoti che dovrebbero servire, come suo solito, a narcotizzare gli aquilani con effetti speciali. Insomma, dopo 5 anni, tre dei quali post-terremoto, i cittadini, improvvisamente, si vedono arrivare di tutto, senza che nulla di questo sia stato condiviso o che sia strategicamente proiettato verso il futuro. Quest'accozzaglia di provvedimenti resta slegata e senza nessuna logica che faccia capire chiaramente l'insieme urbanistico, sociale ed economico della nuova futura città. Per oltre due anni Cialente ha negato la necessità di un piano di ricostruzione previsto dalla legge e richiesto dal governo, non ultimo quello di Monti. Intanto nominava, per centinaia di migliaia di euro, 12 consulenti affinché lo predisponessero. È credibile un sindaco che nega la necessità di quest'atto fondamentale procurando discredito, perdita di soldi, con danno evidente alla comunità?».

PROGETTO CASE. «Se a questo», argomenta De Matteis, «aggiungiamo l'insulsa gestione del progetto Case, la perdita dei fondi europei, l'incapacità a spendere le risorse assegnate, unita alla negazione della disponibilità di finanziamenti peraltro sempre esistiti, tutto questo fa di Cialente un personaggio che ha giocato la sua partita fatta di confusione e furbizia. Per non parlare della sua ipocrita difesa della città che, proprio perché tanto finta quanto maldestra, ci ha fatto isolare e dimenticare da tutto il Paese. Nello stesso tempo esibiva forti legami con Berlusconi, Letta, Bertolaso. Partendo da questa farsa di Cialente è nata l'esigenza e la voglia di dare voce a quell'enorme parte della città che non ne può più del clima conflittuale e della cappa di angoscia e depressione cui siamo costretti. La nostra idea è quella di una comunità che recuperi la serenità necessaria, abbassando i toni dello scontro e della conflittualità; una città che torni a fare del confronto al proprio interno e nel paese il punto di ripartenza. Non c'è oggi categoria o associazione che non testimoni questa volontà: una città diversa dalla Pompei di Cialente».

LA SOLUZIONE. «L'Aquila città aperta, attraverso le 6 liste e le centinaia di adesioni», secondo De Matteis, «è il progetto per chiudere la stagione dell'isolamento e riconquistare credibilità. Le diverse esperienze che stanno confluendo nel progetto provengono dall'area moderata del centrodestra ormai esploso definitivamente e dall'area moderata e pensante del centrosinistra che, insieme a tante altre migliaia di persone, aspettavano un'idea diversa. La logica cialentiana del divide et impera è esiziale per la rinascita. Da una parte il sindaco è sempre più lontano dalla realtà e dall'altra è rinchiuso nel suo anacronistico fortino partitocratico.

Intanto, cresce il suo sconcerto nel vedersi abbandonato dall'area moderata della sua maggioranza, come ampiamente dimostrato dalla pantomima delle primarie. Vogliamo cercare di dare voce alla parte fino a oggi silenziosa della città, rimasta attonita di fronte ai ritardi e alle improbabili contorsioni mentali di Cialente, che hanno procurato perdita di prestigio e credibilità. È un mondo diverso quello che vogliamo, più sereno, meno cupo, più rivolto alla speranza, coscienti che non sarà semplice, consapevoli delle difficoltà, ma determinati a rischiare ognuno di noi la propria storia, il proprio avvenire personale se può essere utile alla città. Un sindaco che dice di non aver mai sbagliato nulla dimostra di essere inconsapevole dei problemi e delle difficoltà, è un sindaco che ha già perduto la città. Non possiamo più consentire che il nostro futuro, il futuro dei nostri giovani resti nelle mani di chi ha fatto del conflitto, della divisione e dell'isolamento il proprio tratto politico».

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