Di Benedetto: «I politici devono abitare in centro»

Il presidente della Gran Sasso acqua: «Io ci sto, bisogna dare il buon esempio»

L’AQUILA. Tutti a vivere in centro, a partire dai politici. Lancia il guanto di sfida il presidente della Gran Sasso Acqua Americo Di Benedetto, fino a dicembre 2016 alla guida dell’Ordine provinciale dei Dottori commercialisti e nella rosa dei papabili come candidato sindaco del centrosinistra. Lo fa con un post su Facebook: una proposta che in poche ore ha fatto il giro dei social collezionando centinaia di like e condivisioni. «Tutte le persone che rivestono un ruolo pubblico e che richiamano a gran voce il rientro in centro, inizino a farlo per prime. Acquistino un immobile residenziale, tornino in quello che hanno o vadano in affitto», questo l’invito di Di Benedetto.

L’ESEMPIO DEI POLITICI. «Il centro deve rinascere. È il cuore pulsante della città». Parte da questa considerazione, e dalla sua personale esperienza, Di Benedetto, per lanciare un input agli amministratori aquilani «a tornare a vivere dentro le mura storiche, a riaprire i loro studi e le loro attività, a trasferire almeno un riferimento fisico, in qualità di rappresentanti delle istituzioni. Lo facciano al più presto», dice. «Vadano a portare solidarietà reale a chi è già rientrato per vivere o “campare”. Credo fermamente», incalza il presidente della Gran Sasso Acqua, «che le persone che hanno un profilo pubblico abbiano un dovere profondo, che dovrebbe essere un sentimento: dare il buon esempio. Se ciò non dovesse accadere, per l’ennesima volta, saremmo costretti a constatare che il centro c’è, ma la politica no».

VIVERE IL CENTRO. «Ognuno di noi deve portare un contributo: parlare di centro storico significa viverlo», aggiunge Di Benedetto. «Se ogni aquilano contribuisce con un piccolo pezzo, si possono fare tante cose per questa città. Il primo passo è capire, vivendolo, quali sono le difficoltà di risiedere e lavorare nel cuore dell’Aquila. Io voglio farlo. È un desiderio che sento dentro. Auspico che anche altri lo facciano, a partire dagli amministratori. Fino a dicembre», ricorda, «sono state presidente dell’Ordine dei commercialisti, l’unico a inaugurare una sede in piazza. È importante riaprire le sedi di rappresentanza, gli uffici, dare un segnale di fiducia: chi è impegnato in ruoli pubblici dovrebbe farlo».

L'AQUILA È IL CENTRO. «Senza centro storico L’Aquila non esiste», dichiara Di Benedetto. «Poi possiamo anche ragionare di sviluppo complementare. I commercianti e molti aquilani stanno facendo lo sforzo di investire risorse economiche e organizzative per la rinascita del centro, ma se lo stimolo all’educazione civica arriva dagli amministratori, la politica risulta più credibile. Personalmente ho scommesso sulla rinascita della città dentro le mura storiche, ci ho messo la faccia con i sottoservizi. Voglio anche dare un esempio personale. Il mio studio è in centro, la mia abitazione in corso Vittorio Emanuele».

SEDI PUBBLICHE. La polemica si è sviluppata intorno alla sede unica comunale, che l’amministrazione vuole realizzare nell’ex autoparco, a Pile. Argomento su cui si è spaccato il centrosinistra, con il sindaco Massimo Cialente e l’assessore Pietro Di Stefano che caldeggiano il progetto della sede periferica. Nettamente contrario il consigliere regionale Pd Pierpaolo Pietrucci, che invita il Comune «a ricollocare in centro tutti gli uffici».

10 ANNI PER LA SEDE. L’assessore Di Stefano, che per primo ha proposto un concorso internazionale di progettazione per la sede unica comunale, ha ammesso che «serviranno almeno altri otto, forse dieci anni per vedere realizzata la nuova struttura del Comune dell’Aquila, con il rischio di vedersi ritirare il finanziamento da 35 milioni di euro stanziato con delibera Cipe numero 185 del 2012, diventata operativa a marzo 2013». Di Stefano ha anche detto «di avere ben chiaro l’obiettivo da raggiungere di qui a dieci anni, secondo il piano di ricostruzione cittadino approvato dal consiglio comunale il 9 febbraio 2012: pedonalizzazione e rivitalizzazione del centro storico».

UNA FOLLIA. «Togliere dal centro le funzioni vitali, gli uffici pubblici, le sedi rappresentative, è una follia», rimarca Pietrucci. «Io vado dritto per la mia strada, nell’idea di rivitalizzare il cuore sociale, culturale ed economico della città. Ci sono molte sedi che potrebbero essere utilizzate per gli uffici comunali, come l’ex Distretto militare e l’ex Liceo Scientifico di San Bernardino. Una scelta obbligata: la dispersione delle energie, intese anche come diradamento urbano con conseguenti costi sociali e urbani, è uno dei peggiori errori che si possono commettere nei confronti della città e degli aquilani».

©RIPRODUZIONE RISERVATA