Dopo Bernardo e la sua compagnaucciso un altro orso

Sono tre gli orsi trovati morti a breve distanza l'uno dall'altro nei boschi di Gioia dei Marsi. Secondo i dirigenti del Parco nazionale d'Abruzzo "non sono escluse cause dolose" per il triplo decesso. Da mesi l'orso Bernardo, la "mascotte" del Parco, si faceva vedere in giro nei paesi con frequenti incursioni nei pollai. L'ultima stima dice che all'interno del Parco vivono tra i 30 e i 50 esemplari di orso marsicano.

SULMONA. Il parco perde due «personaggi» di spicco, insieme a un prezioso patrimonio genetico: l’orso Bernardo e la sua “compagna” sono stati trovati morti, a breve distanza l’uno dall’altra nei boschi di Gioia Dei Marsi. Per quanto riguarda le cause delle morti, secondo i dirigenti del Pnalm «non sono escluse cause di natura dolosa», per cui è stata disposta un’indagine.

La scoperta delle due carcasse è avvenuta fra domenica e ieri. I due plantigradi erano a breve distanza l’uno dall’altro, ma sembrerebbero morti a distanza di qualche giorno. Uno dei corpi, infatti, era in avanzato stato di decomposizione mentre il secondo era in buono stato di conservazione, presumibilmente morto da non più di 48 ore. Ipotesi confortata dai segnali del radiocollare che Bernando portava al collo in virtù di un progetto di studi dell’università La Sapienza, finanziato da un’ereditiera americana.

La prolungata «mancanza di segni di vitalità», spiegano dal parco, hanno insospettito gli addetti al controllo. E grazie ai dati del Gps il personale del servizio sorveglianza del Pnalm ha trovato rapidamente la carcassa. Sapendo, dagli studi dei ricercatori universitari, della consuetudine di Bernando di spostarsi insieme a un’orsa, il Parco ha organizzato ulteriori perlustrazioni, scoprendo nel pomeriggio di ieri la seconda carcassa.

Il fatto che i due animali siano stati ritrovati vicini fanno ipotizzare varie spiegazioni. Se la morte è dovuta a bocconi avvelenati, evidentemente uno ne ha mangiato più dell’altro, che ha avuto un’agonia prolungata. E in qualche modo si innesca anche una lettura “romantica” del fatto: il secondo sarebbe rimasto in zona, quasi a vegliare il compagno morto, nonostante già molto sofferente.

Particolari in più, anche su questo profilo, si avranno fra qualche giorno, quando arriveranno i risultati della analisi richieste all’istituto zooprofilattico e all’istituto nazionale della fauna selvatica, cui sono stati affidati i corpi. «E’ una grave perdita per il Pnalm», ha detto il direttore Di Benedetto, «in quanto incide sul potenziale riproduttivo dei plantigradi, già numericamente esigui. In più viene a mancare un orso, Bernardo, che negli ultimi anni aveva fatto molto parlare di se, per le visite nei paesi del Parco e i tanti incontri con residenti e turisti e al quale è intestata un’associazione per la tutela della specie».

Tante associazioni a tutela della specie.
Per l’orso “goloso” anche la donazione di una miliardaria americana.

di Vittorio Perfetto

PESCASSEROLI. Era diventato una star l’orso Bernardo, la sua fama aveva fatto il giro del mondo, suscitando emozioni, commozione e tenerezza al punto che una donatrice americana, una 40enne miliardaria, la signora Jenny, aveva destinato, nel 2006, la somma di un milione di euro al Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, al Corpo forestale e all’Università La Sapienza di Roma, per la ricerca e la salvaguardia dell’orso marsicano, finito nella “lista rossa” degli animali destinati all’estinzione.

E la morte dell’orso Bernardo e della sua compagna, è un colpo alla sopravvivenza della razza. A quanto pare, però, le intenzioni e l’aiuto concreto della generosa donatrice americana, per proteggere l’orso marsicano dalle insidie della società moderna, non ha avuto gli effetti sperati. L’orso Bernardo è morto, nonostante la sua fama avesse raggiunto molti Paesi e si fossero formate diverse associazioni per salvaguardare il plantigrado e la sua famigliola, ma in generale l’orso marsicano. Salvaguardalo dalla modernità, dai cambiamenti dell’habitat, ma anche dai pericoli dell’uomo.

Molti allevatori, infatti, hanno visto e continuano a vedere l’orso come un nemico da abbattere. Bernardo era diventato famoso per le sue incursioni nei pollai dei paesi del Parco ed era diventato goloso di frutta. Per questo, l’associazione “Gruppo Bernardo”, di San Sebastiano dei Marsi, aveva messo in campo alcune iniziative, tra le quali, insieme all’ente Parco, il recupero di 120 alberi da frutto per alimentare l’orso. Così, meli, peri, cicliegi, sono stati liberati dalle piante infestanti e sono stati messi a disposizione per arricchire la “mensa” dell’orso Bernardo e degli altri plantigradi presenti nell’area del Parco.

Bernardo era diventato talmente famoso, che da sei anni l’associazione “Gli amici dell’orso Bernardo” aveva organizzato i festeggiamenti per il “compleanno di Bernardo”, che in realtà contenevano anche convegni, escursioni e momenti ludici, per avvicinare - con questi ultimi - i bambini alla cultura dell’orso. Sono arrivate a Bisegna, “patria” di Bernardo, e a Gioia dei Marsi e nelle aree frequentate da Bernardo, tv da tutto il mondo per realizzare servizi sull’orso “goloso”. Che ora non c’è più.

L’ovulo “bloccato” e la stagione degli amori.
Riproduzione della specie complessa e lenta. Rischio d’estinzione.


di Pasquale Galante

PESCASSEROLI. Non si sa di preciso quanti orsi marsicani vivono nelle aree del Parco D’Abruzzo. Una stima parla di 30-50 esemplari. Ecco perché la morte di una coppia di orsi, scoperta ieri, rischia di mettere seriamente a rischio la sopravvivenza della specie. Gli orsi hanno una riproduzione lenta.

Fatte di cucciolate con media di 2 orsetti per ogni mamma orsa. A ciò si sommano aspetti legati alla capacità riproduttiva della specie. Una femmina d’orso, entra nella fase riproduttiva quando ha 3-5 anni. Dipende dalle condizioni e la qualità dell’ambiente in cui cui vive. Un’orsa vive mediamente vent’anni. E in questo periodo ha una fase riproduttiva di 17 anni. Si deve poi tener conto che dopo aver partorito, una femmina d’orso segue i suoi cuccioli per un periodo di 2-3 anni, e che in questa fase non si accoppia.

Quindi, si può arrivare a dire che un esemplare di femmina di orso può dare alla luce 15-17 cuccioli, che pesano alla nascita tra i 200 e 500 grammi. Studi del Parco nazionale rivelano che la sopravvivenza dei cuccioli, nei primi tre anni, è pari al 50-70 per cento. Pertanto, per ogni femmina, il numero totale di piccoli che arriva all’età adulta è di 5-7 esemplari al massimo. Ecco perché la morte di una famigliola d’orsi, come nel nostro caso, è un vero dramma. Visto che riduce, in un sol colpo, del 10 per cento circa la capacità riproduttiva della specie.

Queste cifre testimoniano la vulnerabilità dell’orso abruzzese. Un animale dalla grande stazza, dalla forza impressionante che però ha una “debolezza” nella riprodurzione, particolarmente complessa. Gli orsi non hanno caratteristiche sessuali esteriori che li possano rendere riconoscibili. E’ così assai difficile, in natura, distinguerne il sesso. Si procede, pertanto, osservando alcune caratteristiche. Il maschio è mediamente più grande. Più massiccio. Ha il capo più largo. Mentre un orso adulto accompagnato da due piccoli, è certamente una femmina. Il periodo degli amori dell’orso bruno marsicano, cade tra maggio e giugno.

In questa stagione i maschi compiono lunghi spostamenti alla ricerca delle femmine. Sia i maschi che le donne possono accoppiarsi con più individui durante la stagione degli amori. Accade spesso che una stessa cucciolata può essere composta da piccoli che hanno una stessa madre, ma un diverso padre. Questo si spiega anche per il particolare funzionamento dell’ovulazione nelle orse. Infatti, dopo l’accoppiamento, l’ovulo fecondato si arresta. Cade in uno stato di “quiescenza” o se si vuole di “diapausa embrionale”.

Questa è una vera e propria strategia che nel processo evolutivo, l’ovulo di alcuni animali, tra i quali i caprioli o le faine, si è data garantire al massimo il successo riproduttivo. In questo modo si regolano, naturalmente, la stagione degli amori e quella della nascita dei cuccioli, tale da farli coincidere coi periodi migliori: disponibilità di cibo e condizioni climatiche. L’evoluzione dell’ovulo riprende, in autunno, solo se l’orsa non accumula grasso a sufficienza, da poter garantire l’allattamento durante il periodo invernale. Gli orsi si accoppiano in primavera, e i cuccioli nascono durante l’inverno quando le femmine si rifugiano dentro le grotte al caldo.

I cuccioli lasciano le tane solo quando hanno raggiunto un peso di 2-3 chili e l’inverno è finito. Un meccanismo di riproduzione tanto complesso quanto delicato. Al punto che basta un non nulla per metterlo in crisi.