Erba alta, il fai-da-te che divide

Dopo l’appello del sindaco c’è chi si organizza in proprio e chi chiede all’ente di provvedere

L’AQUILA. Fa un certo effetto vedere padri e madri di famiglia armarsi di santa pazienza e falciare il prato antistante lo spazio designato per le comunioni. Una scena inedita riservata a un piccolo angolo di Santa Barbara, una delle periferie in lenta rinascita dopo il sisma del 6 aprile. Sarà l’ansia da prestazione, sarà la voglia di far bella figura davanti ai parenti, però quanto è bello vedere questa schiera di improvvisati giardinieri considerare il verde pubblico come qualcosa di caro, come qualcosa di proprio, sebbene in una breve, e forse interessata, relazione. Eppure è questo lo spirito che ha spinto il sindaco Massimo Cialente a chiedere la collaborazione diretta dei cittadini nella manutenzione del verde pubblico. «Perché i cittadini non si organizzano e ci danno una mano?», aveva detto il primo cittadino, anche in risposta alle tante sollecitazioni ricevute attraverso i social network.

Il ritorno del caldo, ma anche le piogge frequenti, hanno favorito la crescita dell’erba un po’ ovunque, rendendo pressoché inutilizzabili alcuni parchi, come quello di viale Panella, ancora una volta ostaggio del degrado e dell’incuria. Una proposta che divide: da una parte c’è chi ribadisce che l’amministrazione ha personale e risorse a disposizione per muoversi al meglio. Dall’altra c’è chi invece riconosce quanto sia elevata la mole di lavoro in una città così estesa. La sfida non è da poco: il servizio riguarda una superficie complessiva di 1.670.000 metri quadri totali, cimiteri compresi. Solo nel comune dell’Aquila ci sono 473 chilometri quadrati. Di questi, 167 ettari sono parchi e verde pubblico e 63 sono verde pubblico del Piano Case.

E proprio dal Progetto Case di Sant’Antonio arriva qualche voce favorevole alla proposta di Cialente. Roberto Villante, consulente aziendale, si affaccia di buon mattino dalla terrazza della sua abitazione provvisoria in cui risiede dall’autunno 2009. «Trovo giusto che tutti si diano da fare per mantenere pulito e in buone condizioni il verde pubblico», valuta. «Anche i residenti di questo quartiere dovrebbero darsi da fare lasciando un po’ da parte la logica del tutto dovuto». Di parere pressoché opposto Francesco Narducci, grafico aquilano che lavora ad Avezzano. «Trovo assurdo”, commenta, «che un cittadino debba letteralmente scendere in campo per mettersi a tagliare l’erba, magari perché qualcuno dell’amministrazione non riesce a organizzarsi. Io vivo nella zona di Pettino e ogni singola aiuola ha qualcosa che non va, senza parlare delle barriere architettoniche praticamente ovunque. Ben vengano le iniziative di sensibilizzazione che partono dal basso, come quella al Castello, dell’associazione mamme aquilane».

E proprio con 37 associazioni, nel 2011, l’assessorato all’Ambiente ha stipulato convenzioni per le adozioni delle aree verdi nell’ambito del progetto “L’Aquila rinasce anche dal verde”. Un’iniziativa che ha prodotto benefìci. «È questo l’atteggiamento giusto», spiega Fabrizio Tiboni, appassionato di rugby ed ex scout. «Dobbiamo contribuire tutti a far rinascere questa città». E c’è chi ne fa anche una questione di sicurezza, dal momento che molte aree verdi sono designate come aree di ricovero dal piano di protezione civile.

«Contribuire alla manutenzione», ricorda Monica Pilolli, «renderebbe queste aree pienamente fruibili e magari i cittadini che collaborano potrebbero ricevere l’esonero parziale di qualche tassa».

Fabio Iuliano

©RIPRODUZIONE RISERVATA