“Evade” da Celano, Antidormi nei guai

Il giovane sorvegliato speciale sorpreso in un bar di Cerchio, nel maggio 2015 investì e uccise uno studente di 15 anni
CELANO. Da dicembre dello scorso anno è sottoposto al regime di sorveglianza speciale, con l’obbligo di dimora a Celano. Quindi non potrebbe allontanarsi dalla città. E invece sabato sera, come se nulla fosse, è stato trovato dai carabinieri in un bar di Cerchio.
Così è stato denunciato per aver violato le prescrizioni di legge della sorveglianza speciale. Il protagonista è Luigi Antidormi, 34enne di Celano, che la sera del 16 maggio dello scorso anno ha investito e ucciso Marco Zaurrini, quindicenne, anch’egli di Celano.
Il provvedimento che porta la firma del giudice della sorveglianza speciale del tribunale dell’Aquila prevede anche che Antidormi debba vivere «onestamente, rispettare le leggi, non dare ragione di sospetti e non deve allontanarsi dal Comune di dimora».
Altrimenti, la pena, sarebbe il carcere.
Il celanese è stato sorpreso mentre era in compagnia del cugino, in un bar di Cerchio. A fermarlo sono stati i carabinieri del nucleo radiomobile della compagnia di Avezzano che hanno proceduto nei suoi confronti con una semplice denuncia. Si tratta di un nuovo provvedimento, concordato con il pm di turno, trasmesso anche al giudice aquilano della sorveglianza speciale. Per questo per il celanese, che non ha più la patente e che ha dichiarato si essere stato accompagnato a Cerchio dal suo parente, ci potrebbe essere un aggravamento della misura, con nuove prescrizioni e limitazioni di libertà.
Prima dell’investimento in cui Zaurrini perse la vita – la polizia ha accertato che Antidormi era ubriaco e drogato – il 34enne aveva alle spalle una lunga lista di reati. Ad aprile del 2014 fu arrestato per furto aggravato di 41 chili di rame. Un mese prima fu arrestato mentre tentava di rubare nello stesso deposito. Per questo precedente patteggiò la pena in 5 mesi e 10 giorni. A novembre dell’anno prima venne trovato in casa con due quintali di rame e fu arrestato per ricettazione. Più di una volta è stato accusato dell’inosservanza dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza e del divieto di uscire dalla propria abitazione dalle 20 alle 7.
Per questo era stato sottoposto all’obbligo di firma.
Sulla vicenda interviene Paolo D’Onofrio, responsabile per l’Abruzzo dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada.
«Restiamo basiti, offesi, vilipesi dall’ingiustizia diffusa», commenta D’Onofrio, «noi, vittime della violenza stradale siamo abbandonati dallo Stato. Nonostante la sconvolgente perdita di un figlio, ci battiamo per diffondere la cultura della vita nelle scuole e nei palazzi governativi, ma sono battaglie sterili. Fin quando si omette la certezza della pena verso chi trasgredisce le regole, ci chiediamo quale futuro indichiamo ai giovani? A chi giova il sangue versato sull’asfalto se non all’industria Sinistri spa che fattura 30 miliardi di euro l’anno? Le domande che attendono risposte sono tante e le ribadiremo il 5 maggio nel convegno organizzato al castello Orsini, ai relatori, tra i quali anche il procuratore capo della locale Repubblica di Avezzano, Andrea Padalino. A cosa servono le leggi se vengono interpretate e prescritte a danno degli innocenti?», è l’amara riflessione del presidente D’Onofrio, «bisogna renderne conto alle vittime e alle generazioni future. Se vogliamo definirci ancora un Paese civile».
Magda Tirabassi
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