Ex Romoli, nuovo allarme per gli studenti

Il direttore dell’Adsu Valente: «Nessuna verifica antisismica per l’attuale residenza».

L’AQUILA. Un nota del direttore dell’Adsu, Luca Valente, con la quale lancia l’allarme sulla sicurezza della Reiss Romoli, da poco residenza universitaria, indigna i familiari delle vittime della Casa dello studente. «Perchè solo ora tanta sollecitudine?», si chiedono.

Questi i fatti. Luca Valente direttore dell’Azienda per il diritto agli studi universitari, (indagato per il crollo della Casa dello studente) ha inviato due giorni fa una lettera agli studenti che vivono nella ex Reiss Romoli (foto) nella quale adombra dei dubbi sulla adeguatezza sismica della residenza universitaria a Coppito. «Nonostante il sottoscritto» si legge nella nota, «prima di assentarsi dall’ufficio per motivi personali, avesse impartito alle proprie strutture tecnico-amministrative delle direttive relative a vigilare sulla adeguatezza sismica e statica, prima di consentire l’ingresso degli studenti nell’immobile, non risulta effettuata alcuna verifica tra quelle succitate».

Valente, poi, al riguardo ha anche chiesto la chiusura della struttura al commissario straordinario. «Presa cognizione della situazione», aggiunge, «è stato chiesto all’Ateneo di mettere a disposizione proprie strutture tecniche per le elencate verifiche». Ma l’Ateneo, secondo quanto dice ancora Valente, potrà certo effettuare questi lavori ma non con l’urgenza richiesta.

«Nel frattempo il sottoscritto», conclude il dirigente, «proporrà al commissario straordinario dell’Azienda di esaminare la possibilità di fare direttamente le verifiche, dietro il consenso dell’Ateneo».
La nota è stata intercettata dai componenti del Comitato dei familiari delle vittime della Casa dello studente i quali vanno allo scontro con il dottor Valente. «Come mai» si legge in una loro nota, «un direttore che oggi si dimostra tanto zelante e scrupoloso chiede al commissario straordinario dell’Azienda di disporre la chiusura del complesso?». «Vorremmo sapere» proseguono, «come mai questa tutta questa attenzione salta fuori solo oggi e non è stata operata quando il direttore era stato più volte sollecitato dai ragazzi residenti nella struttura universitaria di via XX Settembre sulla opportunità di una chiusura o di un controllo più adeguato e fatto da persone esperte in materia visto che la Casa non risultava essere più sicura?».

«Forse sono gli stessi ragazzi», conclude la nota del Comitato, «morti nel crollo di quel terrebile 6 aprile a chiedere al direttore che in fondo bastava poco, solo una semplice telefonata, per farli uscire vivi e a fargli capire quanto la sua superficialità sia stata pagata a caro prezzo».
Intanto nei prossimi giorni l’indagine sul crollo della Casa dello studente dovrebbe avere una svolta con l’audizione di Luca d’Innocenzo, uno degli indagati, che tramite il suo avvocato Fabio Alessandroni ha chiesto al pm di essere ascoltato ritenendo di avere le carte in regola, sulla scorta di una perizia, per uscire dalla complessa indagine.